Gabriele Giordano M. Scardocci
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

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Padre Gabriele

I giocatori di rugby in corsa verso la porta stretta della salvezza

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

I GIOCATORI DI RUGBY IN CORSA VERSO LA PORTA STRETTA DELLA SALVEZZA 

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In questo sport, giocato da quindici atleti, a un certo punto accade che otto rugbisti si abbracciano tutti insieme e uniti cominciano a muoversi per il campo, portando avanti il pallone. È la cosiddetta mischia. Pian piano, muovendosi compatti, questi otto, aiutati dagli altri sette compagni, superano gli avversari e portando avanti il pallone giungono a segnare un punto e vincere la partita. E con questo esempio concreto possiamo introdurre le letture di oggi …

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

Danza Maori dei giocatori di rugby della Nuova Zelanda [cliccare sul video]

c’è uno sport praticato molto nel Regno Unito e in Francia, ma anche in Italia: il rugby. In questo sport, giocato da quindici atleti, a un certo punto accade che otto rugbisti si abbracciano tutti insieme e uniti cominciano a muoversi per il campo, portando avanti il pallone: la cosiddetta mischia.

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muovendosi compatti, questi otto, aiutati dagli altri sette compagni, pian piano superano gli avversari e portando avanti il pallone giungono a segnare un punto e vincere la partita. E con questo esempio concreto possiamo introdurre le letture di oggi [vedere Liturgia della Parola di questa XXII domenica del Tempo Ordinario, QUI]. In particolare mi riferisco al brano vetero testamentario:

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«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria» [Is 66, 18]. 

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Il profeta Isaia parla in nome di Dio al popolo d’Israele. Profetizza che, non solo le popolazioni semitiche, ma tutto il mondo sarà radunato. Nell’originale testo ebraico, il termine «radunato» suona come: congregato, assemblato e compattato per cercare la gloria di Dio. Tutti i credenti saranno uniti in un solo popolo: la Chiesa. Come unico e comune fine avranno quello di glorificare Dio, ossia mostrarne la bellezza e verità dei suoi misteri.

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Per noi un cammino di fede è quindi sempre comunitario, mai esplicitamente in solitudine o peggio in isolamento: solo se siamo sempre più uniti alla Chiesa, alla nostra parrocchia e comunità di riferimento, pian piano possiamo veramente camminare verso Dio e gioire delle grazie che Lui ci dona. Certo, questo incedere verso Dio, sebbene comunitario, certo non è esente da ostacoli. Come infatti scrive la lettera agli Ebrei:

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«È per la vostra correzione che voi soffrite!» [Eb 2, 5].

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Tramite le correzioni di fronte ad errori e peccati, ma anche attraverso l’esperienza della sofferenza, il nostro cammino di fede matura e pian piano cresce. Nelle correzioni, dunque, noi impariamo sempre ad affidarci al Signore che corregge le nostre storture mediante i pastori che Lui ha voluto. Questo cammino insieme, difficile e al tempo stesso bello, richiede inoltre uno sforzo particolare. Gesù ci chiede infatti: 

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«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» [Lc 13, 28].

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L’immagine della porta stretta, indica che essa è una porta più piccola, più difficile da prendere e da oltrepassare. Perché per passare questo tipo di porte occorre farsi piccoli. Ecco allora che nel brano di oggi, il richiamo all’essere piccoli, è anche un invito da parte di Gesù alla adesione intima al messaggio che Lui stesso ci ha insegnato:

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«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli [Mt 18, 3]. 

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L’entrata nella porta gesuana, implica dunque una continuità fra fede e vita, non semplice un’accoglienza formale e superficiale alla fede cattolica. Se invece vivremo in questo modo, davvero Gesù potrà dire ad ognuno di noi «Non vi conosco». Perché innanzitutto saremo stati noi a misconoscere Lui, nonostante gli inviti ad essere obbedienti alla Sua Parola. Al tempo stesso, però, è Gesù che ci aiuta e entrare in questa porta stretta: non siamo soli, perché Lui che è via e al tempo stesso porta della Vita Eterna, ci offre la grazia come aiuto fondamentale in questo cammino.

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Scriveva Gustave Flaubert nell’opera Madame Bovary:

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«L’avvenire era un corridoio tutto nero, che aveva in fondo la sua porta ben chiusa».

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Mai, chiudere nel buio la porta verso la salvezza. Chiediamo quindi al Signore la grazia di spalancare le porte del nostro cuore, perché il nostro avvenire sia sempre più spalancato all’Infinito Amore Trinitario.

Così sia!

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Roma, 24 agosto 2019

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