Supplica al Sommo Pontefice: «Santità, non andate a rendere omaggio al cattivo maestro Lorenzo Milani»

— gli amici de L’Isola di Patmos scrivono … 

SUPPLICA AL SOMMO PONTEFICE: «SANTITÀ, NON ANDATE A RENDERE OMAGGIO AL CATTIVO MAESTRO LORENZO MILANI» 

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Passino i vescovi mediocri e quelli ruffiani, i quali rappresentano un fenomeno grave e deprimente, perché una visita privata promossa a Barbiana dall’Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori e da Michele Gesualdi, allievo del Milani e Presidente della Fondazione intestata al Priore di Barbiana, potrebbe mutarsi in una vera e propria “beatificazione” di questo cattivo maestro, con conseguenze politiche, sociali e pastorali ancora peggiori.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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video-messaggio del Sommo Pontefice Francesco I su don Lorenzo Milani – per aprire il video cliccare sopra l’immagine

L’Isola di Patmos non è solo una rivista telematica, ma anche strumento attraverso il quale due sacerdoti e teologi esercitano il loro sacro ministero, fatto soprattutto di tante relazioni pubbliche e private, di tanti dubbi presentati e risolti, di tante richieste spirituali evase, di tanti quesiti teologici e dottrinari chiariti. Questa, dietro le righe e oltre le righe, è L’Isola di Patmos, inclusa anzitutto l’assistenza spirituale e la vicinanza offerta a non pochi sacerdoti che si trovano in difficoltà di vario genere.

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Tra i nostri numerosi Lettori, in quest’Isola sempre più frequentata che marcia da tempo su una media di un milione di visite al mese, vi è un fiorentino, Pier Luigi Tossani. Tossani è un fedele cattolico che interessandosi, sia pure da non professionista o specialista, di religione, cultura, politica e società, ha realizzato una ricerca sulla figura del priore di Barbiana, la sua personalità e i frutti della sua attività pastorale. Il nostro Lettore ci ha inviato il frutto del suo lavoro, unito alla supplica da lui inviata lo scorso mercoledì 14 giugno 2017 per posta elettronica al Santo Padre Francesco, tramite la Segreteria di Stato Vaticana, nella quale egli chiede al Pontefice di non andare in visita a Barbiana, martedì 20 giugno prossimo, a pregare sulla tomba di don Lorenzo Milani. Il Sommo Pontefice darebbe evidentemente in tal modo il suo inequivocabile avallo e la sua approvazione ad una figura di sacerdote e di educatore «drammaticamente negativa», come rivelano le stesse parole del priore di Barbiana, puntualmente citate da Tossani nella supplica. La supplica è rivolta, oltre che al Romano Pontefice, anche a tre Cardinali che sono, a vario titolo, coinvolti nella vicenda milaniana.

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Mi sono consultato col Padre Giovanni Cavalcoli e il giovane filosofo e teologo Jorge Facio Lince, giungendo tutti e tre alla medesima conclusione: nessuno di noi conosce a fondo la figura di don Lorenzo Milani. La nostra è una conoscenza perlopiù superficiale.

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Alberto Melloni alla presentazione dell’opera su don Lorenzo Milani – per aprire il video cliccare sull’immagine

La ricerca di Pier Luigi Tossani ci ha colpiti, perché svolta anzitutto con molta serietà. Si tratta infatti di uno studio che non mira a denigrare una figura controversa, quanto piuttosto a far luce su di essa; soprattutto a scindere il vero dal verosimile, la realtà dall’alone di leggenda creato attorno a quel sacerdote ed educatore. Tossani, nell’analizzare la figura milaniana, distingue con cristiana e caritatevole cura l’errore da segnalare al popolo, dall’errante da correggere, da richiamare allo stato di grazia e quindi  da perdonare.

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Dopo avere premessa e ammessa la mia non conoscenza, esprimo un pensiero in forma dubitativa, che in breve vi riassumo: iniziai le scuole medie inferiori tra il 1974 ed il 1975. Ricordo sempre che una delle prime letture che l’insegnante d’italiano ci propose fu proprio quella delle Lettere di don Lorenzo Milani. Si trattava di un’insegnante uscita poco prima dalla stagione del vietato vietare e della immaginazione al potere, che manifestava il proprio anticlericalismo viscerale col ricorso a grossolani falsi storici, trasmettendo leggende nere sulla Chiesa Cattolica anziché dati storici oggettivi. Però era una che amava oltre misura la figura di don Lorenzo Milani. In seguito seppi anni dopo che questa insegnante era stata, ed era ai tempi del suo insegnamento, una militante nelle file di Lotta Continua.

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La figura di don Lorenzo Milani mi fu riproposta nella terza classe della scuole medie, dove fu persino oggetto di esame. Poi ancora dopo al liceo classico.

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Un recente evento decicato pochi giorni fa, il 7 giugno, a don Lorenzo Milani, promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, al centro la nota e coltissima ministro dell’istruzione dell’attuale governo …- per aprire il video clicca sull’immagine

Per la terza volta ripeto — a costo d’esser prolisso —, che non ho mai approfondita la conoscenza di questa figura che non suscitò mai il mio particolare interesse, però una cosa la ricordo bene: gli insegnanti che proponevano don Lorenzo Milani come vessillo, erano tutti militanti nell’allora Partito Comunista Italiano, se non nelle frange più estreme della sinistra radicale; e don Lorenzo Milani lo proponevano in modo più o meno subdolo come bandiera contro il «potere ecclesiastico» e contro il sistema detto all’epoca «catto-fascista». 

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Portando come esempio me stesso — ma solo perché in questo discorso non potrei fare diversamente —, domando ai nostri Lettori: quante volte, su queste colonne, come prima altrove, compreso un libro che a suo tempo ebbe una certa eco e diffusione, ho scritto e parlato senza veli e senza mezzi termini della decadenza morale, dottrinale e spirituale del clero? Quante, ed in quali toni duri, ho indicato i difetti della Chiesa visibile? E detto questo vi domando: come mai, i nemici della Chiesa di ieri e di oggi, non mi hanno mai usato come loro bandiera? Permettetemi quindi di dare quella risposta che in molti già conoscete: perché certe critiche basate su dati oggettivi, nascono dal mio amore per la Chiesa di Cristo e dalla consapevolezza che io sono sacerdote in eterno; mai io accetterei di diventare un lupo solitario all’interno della Chiesa circondato da un codazzo di adulanti intellettuali o sedicenti tali della Sinistra, che inneggiano a me come ad un «prete di rottura», come ad un «prete contro-tendenza», ad un «prete fuori dal coro». Oggi vanno invece di moda i «preti di strada», ed i «preti di periferia», ma la solfa è sempre la stessa: giunge da una parte don Luigi Ciotti per lo show di una delle sue Messe socio-politiche, ed accorre subito festante e sculettante Niki Vendola con i suoi al seguito ad applaudire il «prete di base». Perché, il Vendola ed i suoi, non vengono ad applaudire me, che pure, col clero e la Chiesa gerarchica, sono stato spesso di una severità pesantissima? … Perché sanno benissimo che li inviterei a pentirsi anzitutto dei loro peccati, a partire da quello di sodomia. E con questo è presto detto perché questa gente ha bisogno dei vari don Luigi Ciotti che citano con la lacrima all’occhio quel “grande profeta” del Milani indicandolo come «prete di base» …

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… ecco i modelli di preti che avevano sempre pronta sulle labbra la citazione di don Lorenzo Milani da loro considerato un profeta: don Andrea Gallo in chiesa, al termine della Santa Messa, che come canto finale canta un inno della resistenza comunista sventolando un fazzoletto rosso – per aprire il video cliccare sull’immagine

I fricchettoni della Sinistra radical-chic, hanno bisogno degli Andrea Gallo, dei Paolo Farinella e dei Vitaliano Della Sala, ma non di un Ariel S. Levi di Gualdo, il quale non farebbe mai il loro gioco, anzi smaschererebbe i loro giochi, casomai qualcuno avesse la dabbenaggine — che però non hanno — di invitarmi a dibattere con certa gente a una diretta televisiva. Infatti, i Massoni, hanno bisogno delle parole untuose di un Gianfranco Ravasi [cf. QUI], hanno bisogno di un Alberto Melloni e di una Marinella Perroni che vadano ad un simposio organizzato dal Grande Oriente d’Italia in falso e pretestuoso onore del Santo Padre Francesco [cf. QUI, QUIQUI pag. 6], non hanno bisogno di un Ariel S. Levi di Gualdo che direbbe loro in faccia che la Massoneria è esoterismo pagano nonché negazione di quei princìpi di libertà, uguaglianza e fraternità di cui essi si riempono la bocca al solo scopo di infinocchiare gli allocchi, inclusi i danarosi per un verso, ed i bramosi di brillanti carriere professionali, cliniche e accademiche, seguiti da un esercito di frammassoni che aspirano a lucrare maggiori convenienze commerciali, imprenditoriali e politiche. E con questo ho detto in breve che io — che pure parlo delle immoralità diffuse nel clero e delle derive della Chiesa visibile —, non sono un donciottesco «prete di rottura» al quale inneggiare, perché sono un prete pronto a “rompere la testa” a chiunque tentasse di spaccare la comunione della Chiesa o di rendere la Chiesa di Cristo altro da quella che essa è.

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l’insolito e imbarazzante caso dell’eletto vescovo ausiliare di Palermo, altro grande estimatore della pedagogia di don Lorenzo Milani, che rinuncia alla nomina dichiarandosi colpito da «calunnie del tutto infondate». A maggior ragione, se davvero le accuse erano infondate e calunniose, non avrebbe mai dovuto rinunciare all’incarico – per aprire il video cliccare sull’immagine

Alberto Melloni ha già fatto fin troppi danni, presentandosi direttamente o per interposta persona alla Domus Sactae Marthae con le liste dei nuovi vescovi da nominare, ed all’uscita sua è entrato un altro soggetto non meno dannoso con altrettanta lista: Andrea Riccardi. Gli esiti dei vescovi melloniani si stanno però vedendo già a breve distanza dalle loro nomine, a partire dall’Arcivescovo di Palermo che di recente, in questo mondo senza memoria fatto di notizie che passano il giorno dopo, si era scelto come proprio vescovo ausiliare un soggetto talmente discusso che da svariate parti d’Italia, dopo l’ufficializzazione della sua nomina ed il decreto pontificio firmato dal Sommo Pontefice, giunsero alla Santa Sede segnalazioni accompagnate da stupore per quella scelta. E così fu prima richiesto un diplomatico «supplemento d’indagine» [cf. QUI], poi, un mese e mezzo dopo, il neo eletto ausiliare scriveva — in modo del tutto spontaneo, s’intende! —, la propria rinuncia alla nomina episcopale. Nel mentre, la sua benemerita Provincia Cappuccina, si stracciava addolorata le vesti, con i frati suoi membri nel ruolo delle vergini vestali addolorate per quanto patito dal loro povero confratello. Ma nel fare questo hanno sbagliato, perché se il loro confratello elevato alla dignità episcopale era immacolato, non avrebbe mai dovuto rinunciare alla nomina. Facendolo ha corso il rischio di dare a intendere lui stesso che forse così immacolato non era, sempre con buona pace delle vergini vestali cappuccine della Provincia di Sicilia [cf. QUI], probabilmente ignare che presso la Santa Sede le segnalazioni più gravi sull’eletto vescovo ausiliare di Palermo, giunsero proprio da non pochi Frati Minori Cappuccini, da religiosi di altre famiglie religiose e da svariate religiose che lamentavano i suoi discutibili metodi psicologici. E dinanzi a questo siamo costretti a dare ragione ai vecchi anticlericali dell’Ottocento, quando dalle colonne dei giornali anticlericali parlavano e ironizzavano sulla proverbiale ingenuità dei Frati Francescani …

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Alberto Melloni, colui che vede le «ingiustizie» solo secondo la sua convenienza ideologica e politica – per aprire il video cliccare sopra l’immagine

Tra queste righe abbiamo dipinto uno tra i figli episcopali più illustri del Melloni e della sua Scuola di Bologna, che è la scuola dei conferenzieri dei salotti politici della Sinistra e delle sale da convegno extra lusso con alloggi negli hotel a cinque stelle presso i quali parlano della «Chiesa povera per i poveri» e della «rivoluzione epocale di Francesco». Abbiamo dipinto un Melloni pauperista-ideologico, che osa parlare di «ingiustizia sanata» — quella recata a don Lorenzo Milani —, dal gran cuore misericordioso del Santo Padre Francesco. Ora, viene da chiedersi: ha il Melloni la più pallida idea delle sofferenze e delle ingiustizie recate a non pochi sacerdoti, a partire da quel fermo dissenziente dal pensiero di Giuseppe Dossetti e Giuseppe Alberigo, i fondatori della Scuola di Bologna, che è stato il Venerabile Padre Divo Barsotti, il quale trascorse tutti i primi anni del proprio ministero sacerdotale a casa dei propri genitori, senza alcun incarico pastorale affidatogli dal Vescovo della Diocesi, quella di San Miniato? Almeno, a don Lorenzo Milani, dopo i danni da lui fatti in una parrocchia fiorentina, dettero la chiesa parrocchiale di Barbiana, ma a quel santo uomo di Dio di don Divo Barsotti, non dettero nemmeno quella! Perché, il Melloni, non invoca che sia ripristinata la giustizia per i torti sofferti da questo autentico uomo di Dio? Semplice la risposta: perché il Padre Divo Barsotti non era uno che si lasciava strumentalizzare né dall’allora grande e potente Partito Comunista Italiano, né da quei pacifondisti degli anni Settanta che con le spranghe di ferro in mano gridavano «fate l’amore non fate la guerra», «mettete i fiori nei vostri cannoni» e via dicendo a seguire. Il tutto a riprova di quanto il Melloni sia una figura di dubbia onestà intellettuale, sembrando egli misurare le ingiustizie con metro diverso, a seconda della tendenza politica delle vittime, vere o presunte che siano. E che soggetti come Melloni, esercitino persino influenze sul Sommo Pontefice, è cosa gravissima che non può che inquietarci …

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un altro grande citatore di don Lorenzo Milani: don Luigi Ciotti, durante il “comizio” tenuto al “funerale porcino” di don Andrea Gallo in una chiesa ridotta ad un teatrino sacrilego di comunisti radicali, scalmanati dei centri sociali, transessuali, travestiti, abortisti, eutanasisti, ideologi del gender e via dicendo … per aprire il video cliccare sull’immagine

… ma siccome le pezze sono peggiori degli strappi, dopo quest’infelice sortita del Primate di Sicilia, figlio prediletto della Scuola di Bologna, che per la scelta di un vescovo ausiliare ha messo in imbarazzo la Santa Sede, oltre ai vescovi siciliani che hanno approvata la proposta di quel candidato, ecco che l’episcopato siciliano ha cercato in questi giorni di rifarsi la verginità dinanzi al Pontefice felicemente regnante con un gattopardesco tentativo di lusinga: la concessione della Comunione ai divorziati risposati previo discernimento accurato [cf. QUI, QUI]. Che equivale a dire: “Santità, non pensate male, perché noi, mitici figli del Gattopardo, proprio per questo siamo ancor più avanguardisti dello stesso episcopato tedesco!”…

… basta pertanto sbirciare, come abbiamo fatto, sotto la tovaglia in apparenza linda dell’altarino, per vedere la crosta di grasso che c’è  sotto e capire che tutto questo, se non fosse tragico, sarebbe davvero comico. Com’è tragico il fatto che, mentre il Melloni va e viene, direttamente o indirettamente dalla Domus Sanctae Marthae, ha il tempo, nella circostanza della “consegna” a tutte le scuole italiane della lettura di don Lorenzo Milani da parte della Ministra alla Pubblica Istruzione Valeria Fedeli, di gettare fango, in un velenoso discorso, sulla memoria del grande Arcivescovo di Firenze Ermenegildo Florit, già ordinario diocesano del priore di Barbiana. E qui correggo amichevolmente Tossani: il discorso di Melloni [il cui testo è riportato integralmente QUI da La Repubblica], non verrà pronunziato martedì prossimo a Barbiana, alla presenza del Sommo Pontefice, ma è già stato tenuto nella circostanza della solenne “consegna” di don Lorenzo Milani da parte del Ministro Fedeli alla scuola italiana. È quello l’evento a cui si riferisce La Repubblica, non la visita del Santo Padre a Barbiana. La sostanza del discorso, peraltro, non cambia di una virgola.

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Certo, pensavamo — sbagliando! —, che anche alla piaggeria gattopardesca vi fosse un limite, ma per l’appunto ci eravamo sbagliati, perché in realtà c’è sempre chi crede — proprio come i vescovi siciliani portati poc’anzi come paradigma —, che il mondo sia fatto di persone completamente incapaci di capire, discernere e  analizzare i motivi reali che muovono certi eventi, certe tovaglie messe sugli altarini, ed infine certe colossali leccate di … quel che voi sapete [chi volesse approfondire legga questo mio precedente articolo, QUI].

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un altro grande citatore di don Lorenzo Milani, il presbitero genovese Paolo Farinella, che sul palco di una tribuna politica si presenta dicendo … «di professione faccio il prete», poi comincia il suo comizio …  – per aprire il video cliccare sopra l’immagine

Passino i vescovi mediocri e quelli ruffiani, i quali rappresentano un fenomeno grave e deprimente, perché temo che le conseguenze sociali, politiche e soprattutto pastorali di una visita privata del Romano Pontefice promossa a Barbiana dal Cardinale Giuseppe Betori e da Michele Gesualdi, come si è detto allievo del priore e Presidente della Fondazione don Milani, traducendosi in una vera e propria “beatificazione” di questo cattivo maestro, potrebbero essere molto peggiori.

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Facciamo dunque voti affinché la supplica del nostro amico fiorentino venga accolta, che il Sommo Pontefice Francesco I e l’Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori – la supplica è infatti stata rivolta anche a lui! – non vadano martedì prossimo a Barbiana e che essi vogliano censurare severamente Melloni — come Tossani ha richiesto —, per le infamanti accuse da lui lanciate al Cardinale Ermenegildo Florit, descritto come un’assetato di potere e spietato vessatore del “profeta” don Milani [vedere articolo di Alberto Melloni, QUI], mentre invece ancora oggi, questo Arcivescovo di Firenze di benedetta memoria, è ricordato come un autentico uomo di Dio da numerosi fedeli della Chiesa fiorentina.

Vi invito e vi lascio alla lettura della supplica al Sommo Pontefice firmata da Pier Luigi Tossani, invitandovi a leggere anche l’esaustivo dossier, anch’esso inviato al Sommo Pontefice e ai tre Cardinali, nel quale egli approfondisce in dettaglio le ragioni delle sue richieste, senza alcuna prevenzione nei riguardi di don Lorenzo Milani, per il quale invochiamo che Dio possa avere avuto pietà della sua anima, come ebbe a dire il Beato Paolo VI apprendendo della sua morte: «Speriamo bene!…». Ma anche in questo sta il cuore del problema: Paolo VI e Giovanni Paolo II li abbiamo beatificati e canonizzati, però non li abbiamo ascoltati …

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Facendo quindi nostra una felice espressione chiarificatrice di Marcello Veneziani, riteniamo di poter dire con lui che don Lorenzo Milani «non è un maestro cattivo, ma un cattivo maestro» [cf. QUI].

 

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da L’Isola di Patmos, 17 giugno 2017

Festa del Corpus Domini

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A quanti volessero approfondire il tema, rimandiamo a una pubblicazione del 1977 di un insigne teologo domenicano:

TITO S. CENTI, OP – «INCONTRI E SCONTRI CON DON LORENZO MILANI» [ed. Civiltà Brescia, 1977]

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Pier Luigi Tossani

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Beatissimo Padre,

Eminenze Reverendissime,

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Autore
Pier Luigi Tossani

è noto che, nell’ambito delle celebrazioni per il cinquantenario della morte di don Lorenzo Milani, è previsto che martedì 20 giugno prossimo Sua Santità Papa Francesco si rechi a Barbiana, in forma privata, a pregare sulla tomba del priore.

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A fronte di tal evento, il sottoscritto Vi trasmette un articolato dossier dal quale risultano molteplici caratteristiche del pensiero, dell’insegnamento e delle opere del priore di Barbiana, che inducono a ritenere non opportuna tale visita. Nello specifico, si evince dalle stesse parole del priore, anche nei suoi scritti più noti, che: 

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1. Don Milani, lungi dall’essere quel «ribelle obbediente» alla Chiesa, come viene correntemente definito, viveva invece in uno stato di permanente ammutinamento verso di essa [cf. capp. 1, 3, 6, 10 del dossier allegato], al punto, per esempio, da descrivere il suo superiore l’Arcivescovo Ermenegildo Florit, in una lettera indirizzata al suo allievo Francesco Gesualdi, come «un deficiente indemoniato».

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2. Il priore si rivela sostenitore della violenza rivoluzionaria di stampo giacobino [cf. capp. 3 e 4 del dossier allegato]. Ad esempio, egli infatti scrive nella famosa Lettera a Gianni : «Ma domani, quando i contadini impugneranno il forcone e sommergeranno nel sangue insieme a tanto male anche grandi valori di bene accumulati dalle famiglie universitarie nelle loro menti e nelle loro specializzazioni, ricordati quel giorno di non fare ingiustizie nella valutazione storica di quegli avvenimenti. Ricordati di non piangere il danno della Chiesa e della scienza, del pensiero o dell’arte per lo scempio di tante teste di pensatori e di scienziati e di poeti e di sacerdoti».

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3. Il priore è anche sostenitore della lotta di classe di stampo marxista-leninista [ancora capp. 3 e 4 del dossier allegato]. Si veda, ad esempio, quando egli scrive nella Lettera ai cappellani militari toscani : «…E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi».  

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4. Don Milani sostiene esplicitamente lo spargimento del sangue dei nemici del popolo, come si legge nel cap. 4 del dossier allegato, quando nella Lettera a Ettore Bernabei egli scrive: «…Per il bene dei poveri. Perché si facciano strada senza che scorra il sangue. E se anche il sangue dovesse scorrere un’altra volta, perché almeno non scorra invano per loro come è stato finora tutte le volte».

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In ultimo, don Milani manifesta anche pulsioni omosessuali e pedofile [vedi al cap. 5 del dossier allegato], quando in una lettera a Giorgio Pecorini egli scrive:

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«Come facevo a spiegare che amo i miei parrocchiani piú che la Chiesa e il Papa? E che se un rischio corro per l’anima mia non è certo quello di aver poco amato, ma piuttosto di amare troppo (cioè di portarmeli anche a letto!)». e che «… E chi potrà mai amare i ragazzi fino all’osso senza finire col metterglielo anche in culo se non un maestro che insieme a loro ami anche Dio e tema l’Inferno e desideri il Paradiso?».

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Il sottoscritto argomenta in dettaglio nel dossier allegato che:

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– L’insieme degli aspetti disturbati della psiche del priore ha ovviamente influenzato il suo progetto educativo [vedi al cap. 2 del dossier allegato], attribuendo ad esso un carattere ideologico e classista, che ne ha pregiudicato gravemente il livello nella qualità e nei contenuti. Ciò si è risolto in un danno, paradossalmente proprio nei confronti di quei poveri e di quegli ultimi che egli diceva di aver a cuore e voler aiutare, vale a dire in prima istanza i suoi allievi. Secondariamente verso tutti coloro, docenti e discenti, che si sono ispirati al suo esempio educativo. Si evince infatti dal dossier, ancora al capitolo 2, che anche tutta la scuola italiana è stata largamente contaminata in modo negativo dal portato milaniano, che come si sa ha avuto moltissimi estimatori e promotori.

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– L’infelice eredità milaniana, oltre ad aver avuto ripercussioni negative nel tessuto sociale e religioso, in particolare in quello fiorentino [vedi al capitolo 9 del dossier allegato], si è altresì tradotta in esperienze negative che ad essa si sono esplicitamente richiamate, come quella del Forteto [Ndr. QUI, QUI]e quella del cappellano della Comunità fiorentina delle Piagge, don Alessandro Santoro [vedi al cap. 8 del dossier allegato]  [Ndr. QUI, QUI]

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Il sottoscritto coglie la presente circostanza per segnalare a Sua Santità e alle Loro Eminenze la possibile alternativa al pensiero milaniano classista e rivoluzionario, come anche al pensiero del Servo di Dio Giorgio La Pira (questione appena accennata nel dossier allegato alla presente, nei capitoli 7 e 9), purtroppo politicamente caratterizzato da statalismo, assistenzialismo e dall’adesione pratica ai meccanismi perversi della società dei consumi. Tale alternativa, illustrata nel cap. 7 del dossier allegato, consiste nell’idea della Società partecipativa secondo la Dottrina sociale, elaborata a suo tempo dallo studioso lombardo Pier Luigi Zampetti, già nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali da San Giovanni Paolo II.

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Da ultimo, il prof. Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, è stato incaricato di un discorso da tenere martedì prossimo 20 giugno a Barbiana, alla presenza di Sua Santità Papa Francesco. In tale discorso, già reso pubblico sulla stampa, Melloni, sostenitore del priore, attacca con veemenza il Cardinal Ermenegildo Florit, già Arcivescovo di Firenze e superiore di don Milani, dipingendolo come un sadico vessatore, assetato di potere. Per cui, secondo Melloni, che nel suo discorso ribadisce su Florit le medesime parole don Milani, bene fece il priore a qualificarlo nei termini di “un deficiente indemoniato” [vedi al cap. 11 del dossier allegato]. La realtà dei fatti è invece che ovviamente – insulti di Melloni a parte – su don Milani, sia l’Arcivescovo Florit che il suo predecessore, il Venerabile Cardinal Elia Dalla Costa, avevano visto giusto. Il sottoscritto ne parla nel dossier allegato alla presente, al capitolo 1.

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Alle luce di tutto quanto sopra esposto ed ampiamente approfondito nel dossier allegato, il sottoscritto rivolge dunque a Sua Santità e alle Loro Eminenze la seguente

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S u p p l i c a

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– A Sua Santità Papa Francesco, umilmente chiede di voler verificare il Suo giudizio sulla figura di don Milani e, qualora trovasse fondati gli argomenti nel dossier allegato alla presente, di non andare a Barbiana a rendere omaggio alla memoria di quello che l’esame dei fatti indica inequivocabilmente come un cattivo maestro. Se ciò dovesse avvenire, se la la figura di don Milani dovesse essere ancora presentata come esempio al popolo dalla massima autorità della Chiesa cattolica, è evidente che le conseguenze sarebbero assai gravi, e si protrarrebbero per molti anni.

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A Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, il sottoscritto porge umilmente la medesima istanza: se gli argomenti del dossier fossero per lui convincenti, a pro del bene del popolo, chiede di non andare a Barbiana, di voler dismettere la diffusione dell’infelice lezione milaniana, e, il sottoscritto si permette nella circostanza, anche di quella lapiriana. Per il bene del popolo vi sarebbe, semmai, da promuovere il ricco insegnamento sociale ispirato ai princìpi di sussidiarietà e di partecipazione, espresso dal Servo di Dio don Luigi Sturzo e da Pier Luigi Zampetti. Il sottoscritto supplica infine Mons. Giuseppe Betori affinché voglia anche provvedere al popolo delle Piagge, che ha già troppo sofferto in passato, e ancora sta soffrendo.

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– Al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Sua Eminenza il Cardinale Gerhard Ludwig Müller. Dalla vicenda della rivalutazione della figura milaniana, si evince che essa ha preso le mosse da un parere favorevole della Congregazione per la Dottrina della Fede, circa la riabilitazione del libro di don Milani Esperienze Pastorali. Per quell’opera, al tempo di quegli eventi vi fu una comunicazione data dalla Congregazione all’Arcivescovo di Firenze, Elia Dalla Costa, nella quale si suggeriva di ritirare dal commercio il libro, e di non ristamparlo o tradurlo. Oggi risulta che per la Congregazione «le circostanze sono mutate e pertanto quell’intervento non ha più ragione di sussistere». Alla luce di quanto è esposto al capitolo 6 del dossier allegato, il sottoscritto supplica quindi umilmente  il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, di voler verificare, e se del caso revocare, la Sua positiva valutazione.

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A Sua Eminenza il Cardinale Gualtiero Bassetti, recentemente nominato alla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, noto estimatore di don Milani e di La Pira. Il sottoscritto coglie questa inusuale occasione per rivolgere umilmente anche a Lui la medesima supplica rivolta al Cardinale Betori, per la dismissione della diffusione della lezione milaniana e di quella lapiriana. promuovendo semmai in loro vece, per il bene del popolo, l’insegnamento sociale espresso da Sturzo e da Zampetti.

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Infine, a tutti e quattro gli autorevoli destinatari, il sottoscritto rivolge umilmente un’ultima supplica per un’immediata e severa censura nei confronti del prof. Alberto Melloni, che ha così indegnamente infangato la memoria del nostro fu Arcivescovo di Firenze Ermenegildo Florit.

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Il sottoscritto, per trasparenza, informa le SS.VV. che il dossier in PDF allegato, che viene spedito oggi per posta elettronica e per raccomandata celere, è l’anteprima di quello che verrà pubblicato domani sul sito web La filosofia della TAV, da lui gestito, e parimenti informa che del dossier medesimo e della supplica a Loro rivolta sarà data notizia ai media in una conferenza stampa che si terrà domani 15 giugno a Firenze, alle ore 11.30, presso il Gran Caffè Giubbe Rosse in piazza della Repubblica.

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Firenze, 14 giugno 2017

Pier Luigi Tossani

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Per aprire il dossier su don Lorenzo Milani cliccare sotto:

QUI

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