Le perle di Papale Papale: verità aliene e nuove stramberie di fanta-mariologia del chihuahua col complesso del mastino

lettere dei lettori 2

Rispondono i Padri dell’Isola di Patmos

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LE PERLE DI PAPALE PAPALE: VERITÀ ALIENE E NUOVE STRAMBERIE DI FANTA-MARIOLOGIA DEL CHIHUAHUA COL COMPLESSO DEL MASTINO

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A Maria «tutto le fu perdonato in anticipo, compreso il peccato originale. Senza questa misericordia al massimo della sua maestà, anche Maria poteva commettere qualunque peccato» [da un articolo di Papale Papale su Santa Maria Maddalena]

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Caro Padre Ariel,

che cosa pensa dell’articolo comparso il 22.07.2016 sul blog Papale Papale a proposito della Maddalena? [Ndr. pdf QUI]. Se potesse rispondere le sarei grata, perché c’è qualche cosa che non mi torna, sulla Madonna, sul peccato originale, e altro ancora …

Carla Giovannelli

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Cara Carla.

cuccia del mastino 1

Narciso, personaggio della mitologia greca, assunto poi come paradigma dalle scienze psicologiche, per una punizione degli dèi si innamora della sua immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore cadendo nel fiume in cui si specchiava. Da Narciso deriva il termine narcisismo che può indicare uno stato della persona o una vera e propria psicopatologia.

Rispondo di malavoglia, ma lo faccio per imperativo di coscienza pastorale, evitando di tornare troppo su un tema già trattato e per il quale lei, come altri lettori, ci inviaste numerose emails per chiedere spiegazioni su alcuni articoli a effetto comparsi sul sito Papale Papale. Nel primo dei miei due articoli [cf. QUI] riportai anche la sua email assieme ad altre due a scopo puramente esemplificativo.

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ET 4

storica locandina di E.T. l’extra terrestre

È doveroso premettere che nel rispetto delle regole civili chiunque può pubblicare ciò che meglio desidera ed esercitare così i propri diritti di pensiero e di parola riconosciuti e tutelati dalla Carta Costituzionale della Repubblica Italiana [cf. art. 21]. Chiunque, senza recare oltraggio ai membri della società civile, può mettere in rete un sito nel quale si parla delle “verità” legate alle visite degli alieni sul pianeta Terra e degli incontri ravvicinati del terzo tipo. Il discorso cambia però se un sito sulle “verità” aliene diretto da uno che informa i propri lettori dei suoi dialoghi col piccolo extraterrestre noto come ET, indicasse il proprio sito come “blog scientifico di approfondimento astrofisico“, perché in tal caso è probabile che la comunità scientifica degli astrofisici insorga, comunicando all’opinione pubblica che certi materiali che circolano sulla rete telematica non hanno alcun genere di valenza scientifica.

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Il blog Papale Papale può pubblicare tutte le amenità che vuole, purché non si presenti come “blog di approfondimento cattolico”, perché siffatta presentazione è un inganno derivante dal fatto che “cattolico” o “cattoliche” non sono le proprie personali emozioni autoreferenziali, non sono i propri deliri narcisistici, ma ciò che come tale è riconosciuto dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, alla quale i fedeli – se sono veramente tali – devono il devoto rispetto dovuto alla Mater et Magistra. Del tutto diverso sarebbe se in modo più appropriato questo blog si chiamasse “blog di approfondimento cristiano“, perché al mondo esistono migliaia di aggregazioni e associazioni che si rifanno ad un Cristianesimo molto generico, od a quelli che alcuni ritengono essere i sentimenti cristiani.

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ET 1

un primo piano di E.T.

Nel mio precedente articolo [cf. QUI] ho già spiegato che Antonio Margheriti, in rete telematica “Il Mastino er blogghettaro“, non è un filosofo, non è un teologo, non è uno storico della Chiesa, oltre ad essere una persona che alla prova dei fatti mal conosce il Catechismo della Chiesa Cattolica. E tutto ciò non lo affermo io per chissà quale “antipatia”, che non nutro affatto, o per chissà quale “astio”, che non nutro affatto; perché a dimostrare le imbarazzanti carenze dottrinarie, filosofiche, teologiche e storiche di questo soggetto, sono proprio i suoi scritti editi in un sito che si presenta in modo improprio come “blog di approfondimento cattolico“.

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Se io ho rivolto delle severe critiche l’ho fatto solo per dovere pastorale, essendo tenuto a informare i cattolici che certe stoltezze storico-ecclesiali, teologiche e dottrinarie sono appunto stoltezze e che come tali vanno prese e valutate, pertanto, tutto ciò che su internet si presenta come “cattolico” o come “dottrinalmente” o “approfondimento cattolico“, spesso non lo è, ed io ho l’obbligo di informarne i devoti fedeli affidati dalla Chiesa alle nostre cure pastorali, perché fare questo rientra in quei miei fondamentali obblighi di teologo e di pastore in cura d’anime ai quali non posso e non devo in alcun modo sottrarmi.

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Avendo però il responsabile di questo blog preso il cattolicesimo come uno sport, come una sorta di sfogo o di personale campo di battaglia, è aduso lanciarsi in tematiche che richiedono anzitutto la conoscenza dei fondamenti della fede, e, quasi sempre, la conoscenza della più alta teologia speculativa, oltre alla ecclesiologia, al diritto canonico, alla storia della Chiesa … tutte discipline che alcuni di noi hanno studiato per anni e anni, approfondendone una o alcune in modo particolare per altrettanti anni, sotto la docile guida di esperti ed a volte anche di santi maestri. E oggi noi siamo servi fedeli della Chiesa e di quelle verità di fede da essa annunciate e custodite che è nostro dovere insegnare e trasmettere correttamente al Popolo di Dio, difendendo all’occorrenza la verità dagli errori messi in circolazione dai praticoni del cattolicesimo emotivo fai-da-te.

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ET 3

E.T. con la bambina sua amica

È presto detto che un tipo del genere può circondarsi solo di soggetti affini, perché un lupo debole – va da sé, parlo in senso figurato – può essere accettato come capo-branco solo da lupi più deboli di lui. È infatti noto che quando il capo-branco si mostra debole o si ammala, i lupi più giovani e più sani lo sbranano. Anche per questo nessun serio teologo, storico della Chiesa o canonista, metterebbe mai la propria firma su un blog che smercia scritti del genere. Ogni tanto Papale Papale pubblica qualche cosa – sotto forma di intervista – a degli ecclesiastici che sono di rigore o troppo giovani o troppo anziani, quindi non abbastanza smaliziati i primi, mai smaliziati invece nella loro intera vita i secondi. E gli uni e gli altri non capiscono che concedendo quei servizi o interviste fanno il gioco di questo lupo debole e variamente carente che attraverso la presenza di qualche ecclesiastico mira a legittimare le stoltezze racchiuse nell’intero contenitore. Ma quest’ultimo è un problema che dovranno esaminare in loro coscienza un paio di miei confratelli che di recente si sono prestati ingenuamente a questo gioco, visto e considerato che non sono certo questi i tempi migliori nei quali preti, religiosi e teologi possano permettersi il lusso dell’ingenuità, anche perché Cristo, che ci ha mandati come pecore in mezzo ai lupi, ci esorta ad essere prudenti come i serpenti e semplici come le colombe [cf. Mt 10, 16-18]. E se proprio dobbiamo farci sbranare, che allora a sbranarci sia un capo-branco di gran razza e classe, non certo un chihuahua che geme davanti allo specchio: «Oh, mamma, ma perché sei stata così esagerata nel farmi così intelligente e così profondamente intellettuale?».

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Esempio: io non scriverei mai un articolo di teologia metafisica sul giornale Lotta Comunista, affermando semmai di rispondere solo dei contenuti del mio scritto, perché in certe situazioni conta parecchio anche il contenitore nel quale si depositano i propri scritti o le proprie interviste.

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ET 2

E.T. portato in bicicletta in incognito dai suoi piccoli amici umani

Dopo che ebbi pubblicato il mio articolo [cf. QUI] poi un ulteriore articolo di replica al ridicolo messaggio a me inviato per facebook da un avvocato [cf. QUI], il Margheriti ha mandato messaggi furenti a destra ed a sinistra, uno dei quali anche al mio Ordinario Diocesano, senza però mai rispondere a me, che prima di pubblicare quel mio articolo lo rimproverai inutilmente in privato più di una volta, poi “alla presenza di un saggio anziano”, spiegandogli che stava rasentando la blasfemia, per il suo insano desiderio di attirare le curiosità ed i pruriti di una pletora di fragili e ignoranti figli dell’approssimativo che popolano il mondo della rete telematica. Solo appresso lo rimproverai in pubblico, dopo avere seguito con scrupolo ciò che indica il Vangelo circa i criteri da seguire per adempiere ad una giusta e caritatevole correzione fraterna [cf. Mt 18, 15-20].

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Quel che avevo da dire l’ho quindi detto QUI e QUI, posso pertanto confermare ciò che ho già scritto, aggiungendo con profondo sconcerto che la Gentile Autrice del testo su Santa Maria Maddalena [vedere QUI], è libera di fare tutte le riflessioni personali che vuole, ciò rientra nelle sue piene libertà, come io – simile modo – sono libero di affermare che questa Signora non è in grado di fare una esegesi elementare del Vangelo, mostrando, con le intepretazioni squinternate racchiuse nel suo scritto, di non conoscere la figura che tratta, né usa i necessari strumenti teologici e dogmatici richiesti di rigore per una simile trattazione, la quale si struttura proprio sulle basi fondanti della dogmatica, dato che il cuore della quaestio è l’Incarnazione del Verbo di Dio, la sua nascita per opera dello Spirito Santo, la sua risurrezione dalla morte.

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ET 5

grazie alla potenza extra-terrestre di E.T. la bicicletta si solleva in volo sullo sfondo della luna …

Per chiarire il tutto mi limito a riportare una delle varie affermazioni gravissime che fanno da corolla a questo articolo, spiegando nel concreto a che cosa può giungere chi confonde il Mistero della Rivelazione con la propria emotività soggettiva, la teologia con la poesia, il Cattolicesimo vissuto come valvola di sfogo per i propri disagi personali anzichè come esperienza di fede, la quale richiede anzitutto l’ascolto dei maestri e l’uso della migliore ragione. O come disse l’Onnipotente attraverso la voce di un bimbo al giovane Aurelio di Tagaste agli inizi del percorso di conversione che lo porterà appresso a divenire Agostino, Santo e dottore della Chiesa … «Tolle lege, tolle lege», che significa: prendi e leggi [Confessioni, VIII, XII]. E questa espressione è un modo per dire: studia, apprendi. Cosa questa che però richiede, anzitutto, il sapiente esercizio dell’umana umiltà, uno sforzo che questo genere di autoreferenziali strutturati sulle personalità narcisistiche tipiche degli iocentrismi emotivi, non sembrano proprio disposti a percorrere, per questo vanno avanti di corbelleria in corbelleria, perché non studiano, non apprendono e soprattutto non ascoltano nessuno all’infuori di se stessi.

La frase sintomatica – che ripeto è solo una tra le tante – è la seguente e riguarda la Beata Vergine Maria, riguardo la quale scrive l’Autrice dell’Articolo su Maria Maddalena:

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«Maria, moglie di Giuseppe il carpentiere, è stata la donna più perdonata di tutte e lo dico con certezza, perché non fu un modello umano di tipo superiore allorchè è stata donna tanto quanto Maddalena, con la differenza che tutto le fu perdonato in anticipo, compreso il peccato originale. Senza questa misericordia al massimo della sua maestà, anche Maria poteva commettere qualunque peccato. La Vergine non ebbe il tempo di piangere su alcuna sua miseria, ma quando capì da cosa era stata preservata, sopportò per mezzo dello Spirito Santo il tremendo peso della totale innocenza» QUI].

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ET 6

E.T. ed il suo giovane amico davanti all’astronave tornata a riprenderlo sul Pianeta Terra

Prendiamo atto che all’Immacolata Concezione «i peccati» furono tutti perdonati «in anticipo», «compreso il peccato originale». D’altronde, come metterlo in dubbio? Lo dice un verace “blog di approfondimento cattolico” gestito da un ragazzo ameno in cammino verso i quarant’anni che dialoga sempre col piccolo extraterrestre noto al grande pubblico come ET. E solo Dio sa quanto costui si arrabbi – alle spalle! – e quanto tuoni – sempre alle spalle! –, sino a importunare un Ordinario Diocesano per chiedere ad esso la testa del suo “perfido” prete che, facendo solo e null’altro che il suo dovere di prete, ha osato bacchettare Sua Maesta il Gran Mastino prima in privato, poi dinanzi a un saggio anziano, infine in pubblico; e ciò per le sue imbarazzanti carenze di conoscenza della dottrina cattolica, diffuse in modo accattivante per la rete telematica proprio come se fossero delle “geniali” interpretazioni della vera dottrina cattolica. Il tutto sempre secondo il principio: «Oh, mamma, ma perché sei stata così esagerata nel farmi così intelligente e così profondamente intellettuale?».

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Credo pertanto sia bene ricordare che il dogma della Immacolata Concezione sancisce che la Beata Vergine, essendo la Mater Dei, per mistero di grazia sine labe originali concepta, in tutta la sua vita non ha mai commesso alcun peccato né veniale né tanto meno mortale, né poteva commetterne. La bolla del Beato Pio IX Ineffabilis Deus chiarisce che «La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale» [DS 2803].

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ET 7

l’ultimo affettuoso abbraccio di E.T al suo piccolo amico umano prima di ripartire dal Pianeta Terra …

Dopo questa rivisitazione “poetica” di un dogma mariano ad opera di quella fucina di amenità fanta-cattoliche tal è nei fatti, ossia negli scritti, il sito Papale Papale, possiamo facilmente dedurre che sia all’Autrice sia al suo mentore pubblicante non è chiara la sostanziale differenza teologica, metafisica e dogmatica che corre tra essere concepita senza peccato originale e vedersi perdonare i peccati in anticipo, espressione che, se non fosse frutto di crassa ignoranza, suonerebbe blasfema.

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Chi è stata concepita senza macchia di peccato originale, in quanto da esso preservata per mistero di grazia, da quali peccati avrebbe dovuto essere perdonata «in anticipo», ivi «compreso il peccato originale»? Forse, Dio Padre, fa il processo alle intenzioni e poi perdona prima ancora che l’uomo, col suo libero arbitrio, possa scegliere tra bene e male? Forse, Dio Padre, inviando il proprio Messaggero a questa giovinetta, in divino ossequio a quel libero arbitrio dell’uomo che è supremo dono di Dio, non attese per caso la libera risposta data da Maria, alla quale fu rivolto il titolo di saluto «Piena di grazia»? [cf. Lc 1, 126-38]. E mentre attendeva la risposta, Dio Padre, si mise forse ad ammazzare il tempo dell’attesa perdonandola frattanto a scopo puramente “preventivo”, prima ancora che la Beata Vergine si proclamasse attraverso la libera obbedienza della fede «Ecce Ancilla Domini. Fiat mihi secundum Verbum tuum»?

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ET 8

la partenza verso il suo Pianeta intergalattico dell’astronave extra-terrestre di E.T …

Chi ha affermato e chi ha pubblicato queste empietà – che come tali non meritano neppure il dignitoso rango di eresia – è in grado di capire che differenza corra tra l’essere stata concepita senza peccato originale, ed essere stata invece «perdonata in anticipo dal peccato originale»? Senza addentrarci troppo nell’alta teologia dogmatica ma rimanendo al basilare Catechismo della Chiesa Cattolica, ogni credente dovrebbe sapere che il peccato originale non è un peccato commesso da noi e che in nessun discendente di Adamo esso ha un carattere di colpa personale. Il peccato originale è stato trasmesso a tutta l’umanità per propagazione, con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Questo il motivo per il quale quello originale è chiamato “peccato” in modo analogico, trattandosi di un peccato contratto e non commesso e rendendolo uno “stato” della persona, non un “atto” della persona. Adamo ed Eva hanno trasmesso alla loro discendenza la natura umana ferita dal loro primo peccato, privata quindi della santità e della giustizia originali. Questa privazione è chiamata peccato originale [cf. Cat. 385-412]. Con il Battesimo noi non veniamo “perdonati” dal peccato originale, ma da esso liberati e rigenerati [cf. Cat. 1213].

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incont4ri ravvicinati

forse, alla prossima puntata, il direttore di Papale Papale ci regalerà una sceneggiatura fanta-cattolica di Incontri ravvicinati del terzo tipo ?

E soprassiedo sulla totale mancanza di conoscenza teologico-liturgica, visto il modo in cui – nei toni tipici che animano la spocchia data dal non sapere di questi superficiali figli di un pensiero che da liquido sta diventando ormai vaporoso – essi presumono di parlare in altezzosi toni critici di una festa liturgica, nel caso specifico quella di Santa Maria Maddalena, corredata da poco tempo di un suo proprio prefazio e via dicendo a seguire. Ignari del tutto di che cosa siano veramente la dogmatica sacramentaria e la storia della liturgia, alle quali nessun figlio o figlia del moderno pensiero ormai vaporoso può certo sostituire l’umoralità autoreferenziale e iocentrica del … “ma io sento” perché “io penso” …

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Tutto questo m’impone di avvisare di nuovo i lettori che i materiali editi su questo sito sono triste frutto di quella tipica spocchia autoreferenziale che nasce da una ignoranza che si gloria e si auto-compiace di se stessa e che nulla ha di cattolico, meritando in tal senso la stessa considerazione che meritano i numerosi siti che svelano le “verità sensazionali” sulle visite degli alieni al Pianeta Terra.

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A tutti voi, un abbraccio e una benedizione da Padre E.T, il presbìtero extra-terrestre.

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POSTILLA

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vescovo Athanasius Schneider

S.E. Mons. Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare di Astana, durante una celebrazione secondo il Vetus ordo missae, addosso al prelato sono visibili i fondamentali misteri della fede: le chiroteche sulle mani, l’anello da chiroteca, la dalmatica (o tunicella) sotto la pianeta, ecc …

Come alla fine del precedente articolo [cf. QUI] anche in questo aggiungo una postilla per rendere di nuovo “onore” a tutta la foresta di siti e sitarelli della vera&pura traditio catholica, i quali di recente, sulla base del nulla, hanno aggredito il Romano Pontefice, i suoi collaboratori e la “nuova Chiesa ereticale” per questa festività e per questo prefazio della Beata Maddalena definita, a loro dire in modo ereticale, come “apostola degli apostoli”. D’altronde, a questi rubricisti notoriamente più farisei dei vecchi farisei, se tocchiamo un manipolo o una chiroteca è guerra a botte d’accuse di eresia. Ebbene domando: vi risulta che qualcuno di costono, ancora una volta, abbia emesso sospiro dinanzi alla diffusione di siffatte scempiaggini pseudo-cattoliche diffuse da Papale Papale? Certo che no, per un ovvio motivo: se qualcuno affermasse che la Beata Vergine Maria e la Maddalena prima della sua conversione condividevano lo “stesso peccato” e lo “stesso mestiere”, nessuno di costoro emetterebbe gemito, se però – Dio non voglia! – qualcuno toccasse la sacra coda della cappa magna del Cardinale Raymond Leonard Burke, o proferisse favella sulle santissime celebrazioni in rito antico del Vescovo ausiliare di Astana S.E. Mons. Athanasius Schneider, ecco che in tal caso si scatenerebbe l’inferno. Il tutto per ribadire che questi feticisti della loro personale traditio, sono peggiori dei modernisti. E siccome Antonio Margheriti, in rete telematica “Il Mastino er blogghettaro“, spara a raffica sul Santo Padre e critica dello stesso ciò che dottrinalmente, pastoralmente e liturgicamente non è in grado  nei concreti fatti di criticare, per palese mancanza di sapienza, scienza e conoscenza, ecco che i feticisti della loro personale traditio non emettono sospiro alcuno neppure in difesa del dogma di fede vilipeso da espressioni che, se non fossero appunto frutto di crassa ignoranza, suonerebbero invero come bestemmie.

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La canzone del Chihuahua

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Maria Maddalena, la «apostola degli apostoli», da una meditazione per le Carmelitane scalze

MARIA MADDALENA, LA «APOSTOLA DEGLI APOSTOLI», DA UNA MEDITAZIONE PER LE CARMELITANE SCALZE

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Tra il II e il III secolo Sant’Ippolito di Roma definisce Maddalena «l’Apostola degli Apostoli». Ella è infatti la prima a vedere Cristo risorto, secondo il racconto del Beato Evangelista Giovanni. E dopo averlo riconosciuto è corsa a dirlo agli 11 Apostoli, nascosti e sconvolti da ciò che avevano visto pochi giorni prima sul Golgota. E da questo episodio si comprende quanto venerabile sia la figura della Maddalena, inviata da Cristo ad annunciare la sua risurrezione a quegli intimoriti che pochi giorni prima, durante l’Ultima Cena, aveva istituiti sacerdoti della Nuova Alleanza […]

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Nel corso di questa estate il Padre Ariel ha avuto il piacere e l’onore di andare ogni tanto a celebrare la Santa Messa in un Carmelo abitato da una comunità di monache con un piede su questa terra e con l’altro già in Paradiso. Oggi, di primo mattino, ha offerto alle Carmelitane Scalze una meditazione sulla figura di Maria di Magdala che la redazione offre anche ai Lettori dell’Isola di Patmos.

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Dilette Figlie del Carmelo, sia lodato Gesù Cristo!

carmelitane 3

una comunità di Carmelitane Scalze nel coro del carmelo

Rivolgendosi agli abitanti di Corinto l’Apostolo Paolo disse: «Se Cristo non fosse veramente risorto, vana sarebbe la nostra fede e vana la nostra speranza» [1].

Dinanzi al sepolcro vuoto di Cristo risorto, il legame tra ragione e fede, ancor più che stretto, è inscindibile. Perché, con la ragione, si arriva alla pietra rovesciata del sepolcro di Cristo Dio, con la fede, si entra nell’eterno mistero del Risorto.

Sulle parole del Beato Apostolo Paolo, che nella risurrezione del Cristo ci indica il mistero dei misteri sul quale la nostra fede può reggersi o può morire, sorge razionale la domanda: ma che cosa è la fede? E non uso certo a caso la parola “razionale”, perché il rapporto tra ratio e fides, ragione e fede è messo in luce da due Santi Padri e dottori della Chiesa, Sant’Agostino vescovo d’Ippona e San Tommaso d’Aquino. La costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, Dei Verbum, riprendendo quasi alla lettera il testo della costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I, ribadisce in una linea di perfetta continuità sia con il precedente magistero sia con il Concilio di Trento, il «Rapporto tra fede e ragione», attraverso queste parole: «La medesima Santa Madre Chiesa professa ed insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza al lume naturale della ragione umana attraverso le cose create; infatti, le cose invisibili di Lui vengono conosciute dall’intelligenza della creatura umana attraverso le cose che furono fatte (cf. Rm 1,20) [2]». A un secolo circa di distanza, seguendo l’insegnamento dell’Aquinate, il Santo Pontefice Giovanni Paolo II ci donò la sua enciclica sulla fede e la ragione, la Fides et Ratio [3].

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Carmelitane novizie

novizie carmelitane alla grata del carmelo

Al grande quesito “cos’è la fede”, che in noi risuona grazie al dono divino della ragione, l’Autore della Lettera Agli Ebrei fornisce risposta dicendo: «La fede è certezza di cose che si sperano e dimostrazione di realtà che non si vedono»[4]. E per aprirsi alla fede, che è al tempo stesso «certezza » e «speranza», è necessario proiettarci in una dimensione di eternità, perché la fonte della fede è l’Eterno.

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Il Servo di Dio Anastasio Ballestrero soleva dire che «La vita presente è spazio di beatitudine nella misura in cui si radica in essa l’eternità».

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Questo racconto della risurrezione del Cristo, col quale si conclude l’intero Vangelo del Beato Apostolo Giovanni, si colloca nell’Eterno come porta aperta sulla via verso l’ ἔσχατον, il giorno glorioso nel quale Cristo tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. E tutto questo è una sfida all’umana ragione per indurre l’uomo al grande passo della fede.

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Carmelitane Giovanni Paolo II e suor Lucia 1982-001

San Giovanni Paolo II in visita in Portogallo nel 1982 visita Suor Lucia Dos Santos nel suo carmelo

Il Beato Evangelista seguita a narrare che mentre i due discepoli tornavano a casa, Maria rimase «all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo» Gesù le disse: «Maria!» Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!». Gesù le disse: […] va dai miei fratelli e dì loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto».

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Carmelitane di Quart Valle d Aosta Benedetto XVI-001

S.S. Benedetto XVI visita in Valle d’Aosta il Carmelo di Quart

Durante i sacri riti della Pasqua di risurrezione cantiamo un’antica sequenza di rara bellezza la Victimae Paschalis,  di cui una strofa recita: Mors et vita duello conflixere mirando ... [la morte e la vita si affronteranno in un prodigioso duello]. E da questo duello n’è uscita sconfitta la morte, perché la risurrezione del Cristo è un’esplosione di amore vitale senza inizio e senza fine che ci riporta alla dimensione eterna della nostra originaria esistenza nell’antico Giardino di Eden, perché con Cristo tutti siamo morti al peccato e con Lui tutti siamo risorti. Come infatti tutti siamo stati coinvolti nel peccato di Adamo, tutti siamo stati coinvolti e resi partecipi della risurrezione redentrice del Cristo.

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La morte ci tocca sempre in modo doloroso, specie quando ci priva di affetti preziosi, ce lo dimostra Maria Maddalena col suo tenero lamento. Ma per quanto dolorosa, la morte non ci tocca per sempre, ci coglie per un momento di passaggio verso l’eternità, come proclamiamo nella nostra professione di fede:  «… credo nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà». E ancora, in modo diverso ma simile, lo proclameremo tra poco sulle Santissime Specie Eucaristiche di Cristo presente vivo e vero col Suo corpo, il Suo sangue la Sua anima e la Sua divinità, acclamando: «Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione nell’attesa della tua venuta».

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Carmelitane di Harissa (Libano) Benedetto XVI-001

S.S. Benedetto XVI visita le Monache Carmelitane del Carmelo di Harissa durante la sua visita apostolica in Libano

Per capire cosa Maddalena stesse provando in cuor proprio in quel momento, potrebbe esserci di aiuto San Giovanni della Croce, che come tutti i veri mistici viveva coi piedi saldi a terra, perché è dalla Gerusalemme terrena che siamo chiamati a proiettarci verso l’eterna Gerusalemme celeste. Esorta questo venerato dottore della Chiesa: «Chi agisce secondo la ragione è come colui che si nutre di cibi sostanziosi; chi invece si muove dietro al gusto della volontà è come chi si nutre di frutta fradicia»[5]. Per questo, a soli 49 anni, giunto alla pienezza in Cristo dopo avere volato sulle «due ali»[6] della fede e della ragione, San Giovanni della Croce accolse la morte calato nella spirituale coerenza che pochi anni prima lo portò a scrivere nella sua celebre poesia «Rompi la tela ormai al dolce incontro»[7]. E quella che egli raffigurò come «tela», era la raffigurazione mistico-poetica dell’ ultimo strappo attraverso il quale, passando per la pietra rovesciata del sepolcro vuoto del Risorto, si giunge alla contemplazione del Divino Agnello Vittorioso che trionfa sulla morte e che attraverso il mistero della sua risurrezione ci coinvolge nell’eternità; e chi è riuscito ad assaporare l’eterno, dirà assieme al Beato Apostolo Paolo: «Per me vivere è Cristo e morire un guadagno»[8].   

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Tenerissimo rimane nei secoli il quesito di Maria di Magdala, che spaurita dinanzi al sepolcro vuoto geme addolorata: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». E, detto questo, poco dopo si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi, alle sue spalle; ma la sua ragione non sapeva che era Gesù; fu però quella stessa ragione che la portò sùbito a compiere il salto della fede dinanzi al celeste corpo di luce del Risorto, che ella riconobbe dalla sua voce che pronunciò il suo nome: Maria …

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Carmelitane Giovanni Paolo II e suor Lucia 2000-001

San Giovanni Paolo II, già anziano e ammalato, durante la sua visita in Portogallo nel corso del Giubileo del 2000, torna a fare visita a Suor Lucia Dos Santos nel suo carmelo

Se distogliamo il nostro sguardo impaurito dalla pietra rovesciata dei nostri sepolcri vuoti, scopriremo quanto l’amore dell’Eterno va oltre la morte, basta che ci voltiamo indietro; e giorno per giorno scopriremo che l’alpha e l’omega, il Verbo di Dio, è alle nostre spalle, a chiamarci per nome, perché tutti noi siamo nel divino cuore del grande mistero del Padre, che ci ha voluti, amati e chiamati per nome prima ancora dell’inizio dei tempi.

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Maria di Màgdala è donna che cerca l’amato del suo cuore, ed a lei la Chiesa, in questa liturgia della Parola, rivolge le parole del Libro del Cantico dei Cantici nel quale è rivelato l’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo per il suo Dio: «… ho cercato l’amore dell’anima mia […] trovai l’amore dell’anima mia».

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copertina Nada te Turbe

una meditazione teologica di Ariel S. Levi di Gualdo scritta sotto forma di romanzo storico e dedicata alla storia delle martiri carmelitane di Compiègne, ghigliottinata durante il periodo del terrore della Rivoluzione di Francia [il libro è attualmente in ristampa assieme a tutte le opere dell’Autore]

Tra il II e il III secolo Sant’Ippolito di Roma [9] la definisce «l’Apostola degli Apostoli». Ella è infatti la prima a vedere Cristo risorto, secondo il racconto del Beato Evangelista Giovanni. E dopo averlo riconosciuto è corsa a dirlo agli 11 Apostoli, nascosti e sconvolti da ciò che avevano visto pochi giorni prima sul Golgota. E da questo episodio si comprende quanto venerabile sia la figura della Maddalena, inviata da Cristo ad annunciare la sua risurrezione a quegli intimoriti che pochi giorni prima, durante l’Ultima Cena, aveva istituiti sacerdoti della Nuova Alleanza; gli stessi che pochi giorni prima, come narra un passo drammatico del Vangelo: «E tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono»[10]. E il primo degli Apostoli, rivestito da Cristo Dio di una funzione vicaria e da Egli definito come roccia edificante della sua Chiesa [11], dinanzi allo scenario sconvolgente della cattura e della condanna del Divino Maestro, non disse, come disse sul monte Athos durante la trasfigurazione di Cristo «… rimaniamo qui», anzi «facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» [12]. Dopo che Cristo ebbe sudato sangue nell’orto degli ulivi andando poco dopo incontro alla sua dolorosa passione, Pietro lo rinnegò per tre volte. E anche l’abbandono di Dio da parte dei suoi apostoli e sacerdoti, fa parte, da sempre, del mistero della Chiesa; fa parte, da sempre, del mistero della fede. Per prendere infatti la nostra croce e seguirlo [13], non basta la sola ragione, perché occorre fare attraverso la ragione il salto della fede. Solo così potremmo riconoscere il Risorto che alle spalle ci chiama per nome, perché tutti, siamo chiamati a essere Maria. E, come Maria, annunciatori della sua Risurrezione.

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Sia lodato Gesù Cristo!

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[1] I Cor, 15

[2] Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3004; cf 3026

[3] Città del Vaticano, 14 settembre 1998.

[4] Lettera agli Ebrei: 11, 1

[5] San Giovanni della Croce, da Le orazioni dell’anima innamorata, n. 43.

[6] Cf. San Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, preambolo introduttivo.

[7] San Giovanni della Croce, da O fiamma di amor viva.

[8] Cf.  I Fil 1, 21

[9] Ippolito Romano [170-235 d.C], teologo e presbitero. Fu il primo antipapa della storia della Chiesa, morì riconciliato con il legittimo Pontefice Ponziano, assieme al quale fu martirizzato nel corso delle persecuzioni anti-cristiane.

[10] Cf.  Mt 26, 56.

[11] Cf.  Mt 16, 13-20.

[12] Cf.  Mc 9, 2-8.

[13] Cf.  Mc 8, 27-35

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Giovanni Cavalcoli
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Giovanni

Il concetto luterano della giustificazione, in preparazione alle celebrazioni luterane del 2017, per le quali nulla, i cattolici, avrebbero da festeggiare

– Theologica –

IL CONCETTO LUTERANO DELLA GIUSTIFICAZIONE, IN PREPARAZIONE ALLE CELEBRAZIONI LUTERANE DEL 2017, PER LE QUALI NULLA, I CATTOLICI, AVREBBERO DA FESTEGGIARE

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«Noi cattolici non abbiamo alcun motivo per festeggiare il 31 ottobre 1517, la data considerata l’inizio della Riforma che portò allo scisma della cristianità occidentale»

                                                                       [Cardinale Gerhard Ludwig Müller¹]

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

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Mentre si avvicinano i festeggiamenti della pseudo-riforma dell’eresiarca Martin Lutero, i Padri dell’Isola di Patmos propongono ai Lettori due saggi brevi: il primo, redatto in questi giorni da Giovanni Cavalcoli OP, il secondo, è invece la riproposizione di un testo scritto e pubblicato oltre un anno fa da Ariel S. Levi di Gualdo, ma che oggi suona più attuale ancora di ieri.

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Francesco con mueller

il Sommo Pontefice Francesco con il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Cardinale Gerhald Ludwig Müller

[…] Ma andiamo al fondo della questione e, più in radice, chiediamoci: perché Roma, dopo cinque secoli, con tutti i suoi sforzi, con  tutti i suoi pastori, i suoi santi, i suoi teologi, le sue missioni, non è riuscita a far tornare nel suo seno i figli separati?

È stata troppo severa?

È venuto il Concilio Vaticano II, aperto ed accogliente. Perché durano ancora il rifiuto e la separazione, e come mai rischiano di entrare nella Chiesa quegli errori che essa corregge? Che scuse hanno oggi i fratelli separati a restare separati?

Che cosa oggi Roma dovrebbe fare ancora per andare loro incontro? Non le si chieda di tradire il mandato di quel Gesù che ha detto a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» [Mt 16 18-19].

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Per leggere l’articolo cliccare sotto

20.07.2016   Giovanni Cavalcoli OP   —   IL CONCETTO LUTERANO DI GIUSTIFICAZIONE, IN PREPARAZIONE ALLE CELEBRAZIONI LUTERANE DEL 2017, PER LE QUALI NULLA, I CATTOLICI, AVREBBERO DA FESTEGGIARE

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[1] Dal libro intervista al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Cardinale Gerhard Ludwig Müller Informe sobre la esperanza, 2016

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Dubbi circa la legittima validità delle ordinazioni sacerdotali degli omosessuali

– Theologica –

DUBBI CIRCA LA LEGITTIMA VALIDITÀ DELLE ORDINAZIONI SACERDOTALI DEGLI OMOSESSUALI

Non ci si può mettere in pace la coscienza limitandosi a pubblici e severi proclami, quando nei fatti i preti gay aumentano in proporzione alla presenza di vescovi che ragionano con una psicologia omosessuale latente. O per dirla cruda: alcuni seminaristi che tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta capeggiavano all’interno dei seminari la pia confraternita gay, oggi sono vescovi, ed appena divenuti tali, per prima cosa si sono circondati di soggetti affini, piazzati sempre e di rigore in tutti i posti chiave delle diocesi, seminari inclusi. E questi soggetti, che si proteggono e si riproducono tra di loro, hanno finito col creare una potente lobby di potere all’interno della Chiesa. Il quesito che oggi si pone riguarda quindi la validità delle sacre ordinazioni di soggetti nei quali appaiono sempre più assenti i requisiti minimi richiesti per la validità del Sacramento dell’Ordine, a partire dalla fede e dalla corretta percezione del sacerdozio cattolico.

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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PDF articolo formato stampa

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I Padri dell’Isola di Patmos hanno deciso di offrire ai lettori, nella sezione Theologica di questa rivista telematica, due brevi saggi su un tema complesso e delicato sul piano teologico e giuridico: circa la effettiva validità delle ordinazioni sacerdotali di soggetti privi della corretta percezione del sacerdozio cattolico [cf. Giovanni Cavalcoli, OP vedere articolo QUI]; e circa la effettiva validità delle ordinazioni sacerdotali di candidati ai sacri ordini con tendenze omosessuali strutturalmente radicate [cf. Ariel S. Levi di Gualdo, articolo che segue sotto].

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Per leggere l’articolo cliccare sotto:

07.07.2016  Ariel S. Levi di Gualdo   —   DUBBI CIRCA LA VALIDITÀ DELLE ORDINAZIONI SACERDOTALI DEGLI OMOSESSUALI

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Giovanni Cavalcoli
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Giovanni

La questione della validità delle ordinazioni sacerdotali oggi

– theologica –

LA QUESTIONE DELLA VALIDITÀ DELLE ORDINAZIONI  SACERDOTALI OGGI

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Nel corso dell’ultimo mezzo secolo ha preso forma una concezione eretica del sacerdozio, che rischia in molti casi di far da presupposto a molte ordinazioni presbiterali e forse anche episcopali, giacché, se fatta propria dall’ordinante o dall’ordinato, non può non causare un’ordinazione nulla, anche se concessa con tutti i permessi e crismi cerimoniali, giuridici e liturgici e celebrata col rito più solenne e fastoso.

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

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 PDF   articolo formato stampa

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I Padri dell’Isola di Patmos hanno deciso di offrire ai lettori, nella sezione Theologica di questa rivista telematica, due brevi saggi su un tema complesso e delicato sul piano teologico e giuridico: circa la effettiva validità delle ordinazioni sacerdotali di soggetti privi della corretta percezione del sacerdozio cattolico; circa la effettiva validità delle ordinazioni sacerdotali di candidati ai sacri ordini con tendenze omosessuali strutturalmente radicate.

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Per leggere l’articolo cliccare sotto:

07.07.2016 Giovanni Cavalcoli – La questione della validità delle ordinazioni sacerdotali oggi

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Giovanni Cavalcoli
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Giovanni

Conoscenza della verità e della libertà religiosa

– Theologica –

CONOSCENZA DELLA VERITÀ E DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA 

Davanti a Cristo occorre prender posizione, come si sceglie tra il bene e il male: o a favore o contro, aut-aut. Certo, nelle cose umane il bene è sempre misto al male e il male suppone il bene: ma occorre separarli e chiamare bene il bene e male il male. Non si può restare neutrali o indifferenti. Non si può essere «né caldi né freddi», altrimenti «saremo sputati dalla sua bocca» (cf. Ap 3,15)

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Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.

Gv 8, 32

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

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Per aprire l’articolo cliccare sotto

 05.07.2016 Giovanni Cavalcoli  —  CONOSCENZA DELLA VERITÀ E DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA

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Il Santo Padre su gay e poveri. Precisazione dei Padri dell’Isola di Patmos [in appendice intervista a Giovanni Cavalcoli, OP]

IL SANTO PADRE SU GAY E POVERI. PRECISAZIONE DEI PADRI DELL’ISOLA DI PATMOS

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«Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata» [Congregazione per la Dottrina della Fede, 1° ottobre 1986. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, n. 10. Vedere testo integrale QUI]

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Autori Giovanni Cavalcoli, OP Ariel S. Levi di Gualdo

Autori
Giovanni Cavalcoli, OP
Ariel S. Levi di Gualdo

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papa di ritorno da armenia

il Sommo Pontefice Francesco a colloquio coi giornalisti in viaggio di ritorno dall’Armenia

Dopo la spumeggiante lettera con la quale il Vescovo di Laodicea Combusta ha domandato al Sindaco della provincia metropolitana di Konya nell’Anatolia di impedire la sfilata del gay pride dinanzi alle rovine della sua chiesa cattedrale [cf. QUI], i Padri dell’Isola di Patmos hanno preso atto delle parole del Sommo Pontefice, con le quali egli ha voluto «chiedere perdono» ai gay, annoverandoli tra «i poveri».

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Comprendiamo che in molti casi gli omosessuali non sono stati trattati, ed a volte non sono tuttora trattati col rispetto dovuto alla loro dignità umana e che quindi occorre riparare.

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Con tutto il rispetto dovuto al Vicario di Cristo, riteniamo tuttavia che il Santo Padre, nella medesima circostanza, avrebbe fatto bene a ricordare congiuntamente, al di là delle attenuanti soggettive, la gravità oggettiva del peccato di sodomia, evitando in tal modo di dare adito a qualsiasi interpretazione distorta. Il tutto anche per evitare la chiassosa strumentalizzazione delle sue parole, che ne è seguìta e che c’era da immaginarsi seguisse da parte delle lobby gay, che hanno voluto interpretare e quindi presentare disonestamente quelle parole come una approvazione e una legittimazione morale della loro condotta che rimane, per la dottrina e per la morale cattolica, «intrinsecamente disordinata» [Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2357-2359].

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Riportiamo in appendice l’intervista rilasciata da Giovanni Cavalcoli, OP alla rivista telematica La Fede Quotidiana [QUI]

La fede quotidiana

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Padre Cavalcoli, il Papa dice che la  Chiesa deve chiedere perdono anche ai gay, è d’accordo?

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No, non vedo perché. Il problema è complesso. Il Papa è il Vicario di Cristo sulla terra per i cattolici, progressisti e conservatori, va rispettato. Però, con altrettanta franchezza dico che sta perdendo colpi, ha delle uscite, come questa sui gay,  poco spiegabili, che turbano o per lo meno sconcertano.

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E allora?

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Penso che il Papa volesse dire un’altra cosa, ammonire dal rischio di una condotta anche verbale troppo dura e senza misericordia verso i gay e questo è giusto, qualche volta è accaduto. Però avrebbe dovuto e potuto associare a quella affermazione una seconda parte nella quale ricordava la gravità morale del peccato di sodomia, vale a dire completare il discorso. Penso che egli sia carente nella virtù della prudenza, spesso ambiguo nelle sue affermazioni che possono essere interpretate in vari modi, parla troppo e a braccio, un male specialmente per uno che è non è padrone di  un ‘altra lingua. In certi casi è rozzo.

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Perché imprudente?

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Perché quando parla lui è impegnativo, le sue dichiarazioni non appartengono all’ uomo della strada o al parroco di campagna. A certi livelli è bene evitare la faciloneria, argomenti tanto delicati non si affrontano in cinque minuti di conferenza sull’ aereo che non è Magistero e dunque è criticabile. Non vorrei essere nei panni del povero Padre Lombardi. Io ho lavorato nella Segreteria di Stato ed è una ricchezza stare a contatto col Papa. Le dico che Giovanni Paolo II faceva rivedere i discorsi, era umile e prudente. Bergoglio vuole fare tutto da solo, parla spesso a braccio fa e disfa come vuole e crea problemi, oltre alla difficoltà di interpretazione. Occorre  umiltà.

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E il successo mediatico?

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Anche qui  è complicato ed è un guaio per molti aspetti. Se gli atei, i comunisti e i massoni ti elogiano, mentre tanti cattolici, progressisti e non, hanno dubbi, qualche cosa non funziona, ma lui, Bergoglio, non se ne dà per inteso. Tanti cattolici  sono preoccupati, ci sta del disorientamento. E qui non esiste il paragone ardito che spesso egli fa di Gesù che mangiava coi peccatori, Gesù parlava chiaro e diceva sì quando è sì, non quando è no. Indubbiamente non possiamo togliere a questo Papa il buono che ha, specie nella pastorale sociale, e non condivido le accuse di eresia, però ci sono cose che non vanno e penso al linguaggio, alla imprudenza e alla faciloneria anche teologica in alcune circostanze. Non dovrebbe parlare a braccio e troppo, crea pasticci.

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Sodomia è peccato?

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Lo è. San Paolo  è chiaro. È un peccato mortale, roba da Catechismo  e chi è in peccato mortale se muore senza pentimento,  va all’ Inferno, è bene che anche preti e vescovi se lo mettano in testa e noi sacerdoti dobbiamo dirlo costi quel che costi.

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Lutero fu davvero medicina per la Chiesa cattolica?

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Anche qui vale lo stesso discorso. Poteva risparmiarsela, lo dico con filiale devozione e affetto.

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Chiede scusa ai gay?

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 Perché mai?

Bruno Volpe

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Il Vescovo di Laodicea Combusta, con il sostegno di Caterina Caselli, chiede alle autorità turche: «Non fate sfilare il Gay Pride davanti alle rovine della mia Cattedrale in Anatolia !»

IL VESCOVO DI LAODICEA COMBUSTA, CON IL SOSTEGNO DI CATERINA CASELLI, CHIEDE ALLE AUTORITÀ TURCHE: «NON FATE SFILARE IL GAY PRIDE  DAVANTI ALLE ROVINE DELLA MIA CATTEDRALE IN ANATOLIA !»

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[…] se qualcuno osa dissentire da certe dissacrazioni messe ripetutamente in scena a queste parate del Gay Pride, ecco levarsi un coro di gaie praeficae al grido di «omofobo, omofobo!». Esattamente come quando a Riad urlarono all’omofobia perché molti abitanti dell’Arabia Saudita si sentirono oltraggiati quando il Gay Pride, celebrato nelle vicinanze della Mecca, si prese beffa di Maometto, proprio come in precedenza si erano presi beffa di Gesù Cristo e della Beata Vergine Maria a Roma, Berlino, New York, San Francisco …

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Ariel vescovo di Laodicea

Autore:                                           S.E. Mons. Ariel S. Levi di Gualdo Vescovo di Laodicea Combusta  [1]

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Ecc.mo Signore Tahir Akyürek

Sindaco del Comune metropolitano di

Konya nell’Anatolia

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papa di ritorno da armenia

il Sommo Pontefice Francesco, in viaggio di ritorno dall’Armenia, risponde parlando a braccio con i giornalisti [all’interno dell’articolo è disponibile il collegamento al video intregrale]

Di ritorno dall’Armenia il Sommo Pontefice, parlando a braccio coi giornalisti in aereo e facendo propria una frase dell’Arcivescovo di München Cardinale Reinhard Marx, ha affermato che «la Chiesa deve chiedere perdono ai gay» [cf. QUI, video integrale QUI]. Non posso entrare in merito alle risposte date dal Santo Padre, le quali necessiterebbero di difficili interpretazioni di cui potrei non risultare all’altezza, perché il compito forse spetterebbe a S.E. Mons. Marek Solczyński, Nunzio Apostolico in Azerbaigian, Armenia e Georgia. Dal canto mio, come episcopo laodiceo, sto aspettando di poter approfondire certi temi con l’Arcivescovo Metropolita di Antiochia, di cui la Chiesa particolare a me affidata è diocesi suffraganea, devo solo attendere ch’egli faccia rientro in Anatolia dalla Svezia, dove si trova al momento per preparare assieme a Sua Grazia Eva Brunne ─ prima vescovessa luterana lesbica di Stoccolma [cf. QUI, QUI] ─ i grandi festeggiamenti dei 500 anni della cosiddetta “riforma” di Martin Lutero che si terranno a Lund ed ai quali parteciperà anche il nostro Augusto Pontefice nell’ottobre del 2017, proprio in occasione del centenario delle apparizioni della Beata Vergine Maria a Fatima.

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Come Vescovo di questa Chiesa particolare dell’Anatolia, desidero intanto esporre le mie perplessità. Ecco perché mi rivolgo pubblicamente a Lei, Ecc.mo Sindaco, per evitare che chiunque si senta in “diritto” di estrapolare due frasi da un mio discorso riportato per “sentito dire”, o da una mia richiesta verbale in base alla quale attribuirmi ciò che non ho detto; perché così purtroppo funziona quando si toccano certi ambienti strutturati sulla più acuta suscettibilità. Affidando invece questo mio testo scritto alla stampa turca – che è modello e garanzia di libertà, di pluralismo e di rispetto di tutte le diversità –, non potrà essermi attribuito né imputato ciò che non ho detto e ciò che non ho scritto.

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Gay pride Chicago 1

«La Chiesa deve chiedere perdono ai Gay». Foto tratta dal Gay Pride di Chicago, Papa Benedetto XVI detto “Betty” indicato come “Regina degli omofobi“.

Noi tutti siamo consapevoli che l’omosessualità non è un reato perseguibile dalla Legge, né una malattia, ma un disordine della sessualità più o meno libero, più o meno condizionato o indotto a livello psicologico. Chiunque ha il diritto riconosciuto dalla Legge di esprimere la propria sessualità come meglio desidera, quando ciò non viola le leggi sul senso comune del pudore della società civile, ed in particolare di quei minori che necessitano sempre di adeguata tutela. E come sappiamo il governo di questo nostro amato Paese è da sempre molto tollerante nei confronti di siffatte manifestazioni, come del resto lo è la Turchia in generale. Noi tutti ricordiamo infatti l’ultimo grande Gay Pride per le strade di Istanbul, il cui carro principale era guidato da un fotomodello gay vestito da Grande Imam in color fuxia sgargiante; e da questo carro, al grido di “peace and Love”, un gruppo di gay vestiti con dei burqa arancione e verde pisello hanno lanciato palloni color arcobaleno davanti alla grande moschea, quella che fu sino a cinque secoli fa la grande cattedrale dell’Oriente dedicata a Santa Sofia. Il tutto – e come Vescovo lo riconosco – con lodevole senso interreligioso, perché solitamente questi lobbisti gay organizzano carri grotteschi con fotomodelli vestiti da papi e vescovi caricaturali, con i carri che partono dalla piazza antistante la Basilica di San Giovanni in Laterano, sede della cattedra del Vescovo di Roma, ultimando il percorso in Piazza della Repubblica, dove si trova la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, costruita sul complesso delle antiche terme di Diocleziano, presso le quali trovarono orrida e dolorosa morte i cristiani durante le feroci persecuzioni avvenute tra la fine del III e gli inizi del IV secolo per opera di Diocleziano, Massimiano, Galerio e Costanzo Cloro, che emisero degli editti di revoca dei diritti dei cristiani con l’obbligo di adeguarsi alla pratiche della religio pagana.

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Gay pride Berlino

«La Chiesa deve chiedere perdono ai Gay». Grottesco gaypapa benedicente tra la folla al Gay Pride di Berlino.

Gli atti omosessuali sono per la nostra morale «intrinsecamente disordinati» [2], in particolare quelli ostentati con orgoglio. E qui faccio notare che la parola “grave disordine” non è un insulto, ma un termine proprio del lessico teologico in uso nel comune linguaggio della morale cattolica. Indicare poi gli atti omosessuali come «gravi perversioni» non è affatto irrispettosa aggressione verso i gusti e le abitudini sessuali altrui, ma ciò che insegnano i nostri testi sacri vetero e novo testamentari [3], per i quali né io né qualsiasi altro Vescovo dell’orbe catholica abbiamo umana facoltà di domandare perdono a nessun omosessuale che decida di sentirsi offeso per quanto scritto nelle Sacre Scritture.

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Gay Pride Paolo Schmidlin

«La Chiesa deve chiedere perdono ai gay». scultura oltraggiosa di Paolo Schmidlin su Benedetto XVI e titolata Miss Kitty, riportata in trionfo sulla copertina di Pride, celebre mensile gay [vedere tutte le foto QUI]

In questione non sono gli omosessuali né le persone con tendenze sessuali diverse da quelle eterosessuali. Tutti quanti esseri umani ai quali per anni, quando vivevo e svolgevo il ministero sacerdotale in Italia, ho dedicato attenzioni, ascolto e premure in mia qualità di confessore e di direttore spirituale, ma anche come amico fedele. In questione, per me Vescovo e per noi cattolici in generale, sono invece i lobbisti, gli ideologi della cultura omosessualista che con la condizione umana degli omosessuali e le loro intime e spesso profonde sofferenze non hanno proprio niente da spartire; anzi posso affermare che molti omosessuali sono parecchio infastiditi da queste parate, come in passato mi spiegarono due famosi artisti del mio Paese d’origine: il regista Franco Zeffirelli ed il compianto attore di teatro Paolo Poli.

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«La Chiesa deve chiedere perdono ai Gay». Foto tratte dal Gay Pride di Roma del giugno 2009, dove un transessuale brasiliano ha raffigurato una Madonna blasfema

Sono tante le persone che lungi dal gridare “gay è bello” vivono con dolore la propria condizione, perché da una parte hanno attrazioni sessuali spesso incontrollabili verso il loro stesso sesso, dall’altra non le accettano. Ciò nonostante i lobbisti gay sostengono che costoro vanno aiutati ad accettare le “meraviglie” della loro condizione, in quanto appunto «gay è bello!». Per questo hanno creato enormi problemi politico-giuridici agli psicologi clinici ai quali è ormai proibito in molti Paesi del mondo praticare psicoterapie a soggetti omosessuali, perché a dire dei lobbisti, il loro unico compito – leggasi obbligo – è di convincerli che la loro dimensione omosessuale è uno stato meraviglioso che come tale va accolto e pienamente vissuto. Ringraziando Dio i confessori ed i direttori spirituali non sono ancora stati obbligati a sottostare alle direttive ed ai protocolli della Lobby Gay, almeno per adesso, quindi continuano a svolgere il proprio ministero in conformità al Vangelo ed alla dottrina cattolica, anche qua in Turchia, senza dover chiedere scusa a nessuno.

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«La Chiesa deve chiedere perdono ai Gay». Foto tratte dal Gay Pride di Roma del giugno 2009, rappresentazione blasfemo-grottesca di Cristo

Questi lobbisti, le cui parate si basano sulle provocazioni spesso irriverenti e dissacranti, pretendono quel rispetto che però esigono di non portare agli altri. Lo dimostrano le numerose parate del Gay Pride, nelle quali è ormai prassi che il mondo cattolico, assieme alle sacre figure ed ai simboli ad esso cari, siano trattati con irriverenza in nome di una libertà di espressione che non tiene conto del sentimento, della fede e della dignità altrui; e se qualcuno osa dissentire, per esempio da certe dissacrazioni messe ripetutamente in scena a queste parate, ecco levarsi un coro di gaie praeficae al grido di «omofobo, omofobo!». Esattamente come quando a Riad urlarono all’omofobia perché molti abitanti dell’Arabia Saudita si sentirono oltraggiati quando il Gay Pride, giungendo coi suoi carri presso la Mecca, si prese beffa di Maometto, proprio come in precedenza si erano presi beffa di Gesù Cristo e della Beata Vergine Maria davanti alla Cattedrale del Vescovo di Roma, per seguire appresso con analoghe parate dissacranti messe in scena a Berlino, New York, San Francisco …

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Ciascuno, col consenso delle Autorità civili turche ed in conformità alle leggi di grande apertura e tolleranza di questo nostro amato Paese che fonde il laicismo liberale alla cultura islamica, è libero di inscenare le manifestazioni che vuole, entro i criteri riconosciuti e tutelati dalla Legge; ma non mi risulta che la Legge conceda il diritto a denigrare altri cittadini, il sentimento dei quali merita tutela tanto e quanto quello dei lobbisti gay.

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gay pride spettacolo blasfemo a bologna 1

«La Chiesa deve chiedere perdono ai Gay». Foto tratte da uno spettacolo blasfemo messo in scena al teatro del Cassero di Bologna dall’Arcigay-Arcilesbica nel 2015, tra l’altro anche con finanziamenti pubblici del Comune [cf. QUI, QUI].

Le anime degli antichi presbiteri e gli spiriti ormai beati dei fedeli laodicei, assieme a me, loro Vescovo, ultimo ancora vivente di questa antica Chiesa particolare, non gradiscono vedere nella piazza antistante le antiche rovine della loro Chiesa cattedrale uomini e donne mascherati da “suorine” in equilibrio sui tacchi a spillo, personaggi che indossano mitrie episcopali grottesche sulla testa e meno che mai – come accaduto e documentato da foto e filmati – persone camuffate da Gesù grotteschi e Madonne blasfeme. E invero Le dirò che a me, come Vescovo, a questi piagnoni professionisti del vittimismo gaycentrico, rimane difficile chiedere perdono, anche se lo domanda il Sommo Pontefice chiacchierando del più e del meno coi giornalisti in viaggio di ritorno dall’Armenia, posto che il Successore di Pietro non dovrebbe proprio parlare del più e del meno, semmai parlare con più prudenza e molta meno improvvisazione, proprio come tempo fa mi dissero alcuni Metropoliti ortodossi dopo avere affermato: «Noi siamo messi male perché in mille anni non siamo riusciti a scrollarci di dosso il cesaropapismo d’Oriente, ma voi purtroppo siete messi peggio, perché dopo cinquecento anni e tre concili ecumenici non siete riusciti a scrollarvi di dosso Lutero, visto che il vostro Primate d’Occidente si sta preparando ad andare a Lund a festeggiarlo, dopo che gli organi ufficiali d’informazione della Santa Sede e svariati alti prelati, hanno persino chiamata “riforma” lo scisma luterano e “chiesa” la aggregazione ereticale che da lui ha preso appresso vita [cf. QUI]. E mentre ciò avveniva, il Cardinale Walter Kasper ha dato alle stampe un libro celebrativo su questo eresiarca» [ si rimanda agli articoli di  Giovanni Cavalcoli, OP QUI e Ariel S. Levi di Gualdo QUI].

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gay pride spettacolo blasfemo a bologna 2

«La Chiesa deve chiedere perdono ai Gay». Foto tratte da uno spettacolo blasfemo messo in scena al teatro del Cassero di Bologna dall’Arcigay-Arcilesbica nel 2015.

Se i gay variopinti mascherati da femmine fatali sfileranno nella piazza di San Simeone lo Stilita il Giovane dinanzi alle rovine della nostra Cattedrale, che resta comunque segno visibile e cuore della Chiesa di Laodicea Combusta, desidero si sappia sin d’ora che per i successivi tre anni decreterò la sospensione della processione in onore del Santo Patrono Anatolio Vescovo di Laodicea, che è oggetto di devozione nell’Anatolia in generale, celebrando la festività solo tra le rovine della nostra Cattedrale e facendo al tempo stesso un atto di riparazione per l’oltraggio recato alla nostra antica Chiesa particolare.

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Le porgo con l’occasione, Ecc.mo Sindaco, auguri di ogni bene e sincere benedizioni per il Suo mandato di Primo Cittadino di questa nostra Provincia metropolitana dell’Anatolia.

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          +Ariel S. Levi di Gualdo

Per Grazia di Dio e della Sede Apostolica 

   Vescovo di Laodicea Combusta

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[1] Sul Vescovo di Laodicea Combusta [eletto a questa sede titolare il 1° aprile 2015], si rimanda ai precedenti articoli pubblicati sull’Isola di Patmos: QUI, QUI, QUI

[2] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2357-2359

[3] Cf. Libro della Genesi 19,1-29. San Paolo Apostolo: Lettera ai Romani 1, 24-27; Prima Lettera ai Corinzi 6, 9-10; Prima Lettera a Timoteo 1, 10.

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laodicea anatolia 3

Laodicea Combusta – tra queste antiche rovine si trova anche la Cattedrale e la sede episcopale laodiceana

 

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La celebre canzone di Caterina Caselli

PERDONO, PERDONO !

da oggi è un nuovo canto liturgico approvato con Motu Proprio Summorum Pontificum

sulle Linee aeree dell’Alitalia

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