Giovanni Cavalcoli
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Giovanni

Papa Francesco e l’Idealismo

– Theologica –

PAPA FRANCESCO E L’IDEALISMO

.

Giovanni Cavalcoli OP

Giovanni Cavalcoli OP

.

Oggi è ormai chiaro ed assodato, dopo le potenti e decisive parole di Papa Francesco, che non c’è spazio nella Chiesa per l’idealismo, così come non c’è spazio per quelle dottrine filosofiche, che, per i più diversi motivi, impediscono, distruggono o falsificano la conoscenza di fede e quindi la verità di fede. L’idealista, quindi, non può più essere, come si è creduto per lungo tempo, saccente compagno di strada col realista sulla via del Vangelo e nella comunione con la Chiesa, ma, come ci ha fatto capire il bigliettaio Jorge Mario Bergoglio, è un viaggiatore abusivo, senza biglietto, che vien messo alle strette: o tu paghi il biglietto realista, e allora puoi viaggiare con me e i passeggeri sul treno della fede e della salvezza; oppure prendi un altro treno, dove speri di arrivare a Cristo magari più sicuramente e più celermente del realista.

.

Per leggere l’articolo cliccare sotto

Giovanni Cavalcoli, OP – PAPA FRANCESCO E L’IDEALISMO

 

Giovanni Cavalcoli
Dell'Ordine dei Frati Predicatori
Presbitero e Teologo

( Cliccare sul nome per leggere tutti i suoi articoli )
Padre Giovanni

La problematica pastorale dei divorziati risposati

LA PROBLEMATICA PASTORALE DEI DIVORZIATI RISPOSATI

.

In questo frangente così grave per la vita della Chiesa e della società, occorre evitare i due estremismi contrapposti, il primo, di una piccola ma mordace minoranza, dell’ultra tradizionalismo, col suo allarmismo catastrofista e il suo legalismo rigorista, che teme che il Papa possa allontanarsi dal Vangelo o dalla Tradizione, se non lo ha già fatto; e il secondo, ben più diffuso ed arrogante, quello dei modernisti, spiriti mondani, relativisti impenitenti, predicatori del buonismo misercordista, che vorrebbero strumentalizzare il Papa con false adulazioni.

.

Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

.

sinodo dei vescovi 1

Celebrazione dei Padri Sinodali nella Papale Arcibasilica di San Pietro

.Siamo in attesa delle decisioni del Santo Padre in base alle proposte del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, che tratterà, tra gli altri temi, anche quello dei divorziati risposati. Ci attendiamo da questa assemblea dei nostri pastori, illuminanti ed incoraggianti direttive ai fini di un rafforzamento dell’istituto familiare alla luce della fede, così da aiutare le famiglie a vivere meglio e con maggior convinzione il dono ricevuto da Dio, difese dalle insidie e dalle tentazioni che vengono dal mondo contemporaneo.

sinodo pastorale

pregevole modello medioevale di bastone pastorale

Tra le questioni da affrontare ci sarà quella di elaborare per i pastori e per tutti coloro che hanno a cuore il valore della famiglia, una nuova metodologia pastorale ed educativa, atta a chiarire le idee e i comportamenti contrari al bene della famiglia, e quindi a correggere fraternamente ed aiutare generosamente quelle coppie, che, o per cattiva volontà o per ignoranza o cattiva educazione o per cattivi esempi o influssi subìti o per difficoltà oggettive, non osservano in vari modi e misure in questo settore fondamentale della vita cristiana, i comandi del Vangelo e le leggi della Chiesa. Infatti non ci sono soltanto, come si suol dire, le famiglie “ferite”, bisognose di comprensione, aiuto e misericordia, ma anche le famiglie che feriscono, che danno il cattivo esempio, che turbano o che scandalizzano, famiglie o coppie che gettano lo scompiglio o provocano sofferenze, conflitti e guai in altre famiglie o in altre coppie, magari sedotte dal mondo o vittime di idee sbagliate o ribelli alle norme dell’etica familiare, famiglie malsane o corrotte, che purtroppo tendono a corrompere quelle sane, mentre invece deve avvenire l’inverso e cioè che le sane guariscano le malate.

Occorre assolutamente invertire quella tendenza nefasta e dissolvente, che da decenni si sta diffondendo nella Chiesa e nella società, per la quale diminuiscono i matrimoni legittimi e normali, aumentano i divorzi, le separazioni e i matrimoni nulli ed aumentano le unioni illegali o irregolari, aumentano le famiglie divise o in crisi, con danni enormi all’educazione dei figli, e diminuiscono quelle unite e serene e dedite al bene della Chiesa e della società.

Un tema delicato da affrontare sarà anche quello di una qualche regolamentazione delle cosiddette “convivenze”, altrimenti chiamate “unioni civili”, nonché quello ancor più delicato della convivenza di coppie omosessuali. Ma qui accantono questi temi per fermarmi solo a quello dei divorziati risposati o conviventi.

sinodo papa francesco

il Sommo Pontefice Francesco all’apertura della seconda sessione del Sinodo sulla famiglia

Sotto questa categoria ormai entrata nell’uso possiamo e dobbiamo mettere, per maggior precisione, anche quelle coppie che hanno avviato una nuova unione, con o senza matrimonio civile, con o senza divorzio dal precedente matrimonio ecclesiastico, ma rimaste legate al legittimo coniuge sul piano sacramentale. D’altra parte è chiaro che, quali che saranno le decisioni del Santo Padre, i timori di alcuni che egli metta in forse l’indissolubilità del matrimonio e quindi ammetta il divorzio con seconde nozze non hanno alcun senso. Di una cosa dobbiamo essere ben convinti: che il Sinodo manterrà, confermerà e rafforzerà, come sempre ha fatto e farà la Chiesa, i valori assoluti, perenni ed irrinunciabili, morali e dogmatici, fondati sulla legge naturale e divina, mentre si riserva di mutare, se lo ritiene opportuno, nel campo della pastorale, ossia della legge ecclesiastica e del diritto canonico, come per esempio, ed è questo il caso, nella disciplina — non nella sostanza! — dei sacramenti (Matrimonio ed Eucaristia). Il giudizio del Santo Padre non sarà infallibile né immutabile, e tuttavia sarà consono alle attuali circostanze, perché non sarà di tipo dottrinale sulla verità di fede. Sarà invece semplicemente un giudizio prudenziale, dove la Chiesa può sbagliare e quindi riformarsi e correggersi — casi rarissimi — e mutare, ma che comunque va fiduciosamente accolto e messo in pratica con religioso ossequio della volontà.

Se quindi la Chiesa elaborerà una nuova legislazione pastorale per le coppie di cui parliamo, ciò evidentemente non vorrà dire che essa ammetterà, come alcuni allarmisti di poca fede temono, la possibilità dello scioglimento del precedente legittimo legame sacramentale, né che possa, per queste coppie, come alcuni vanno fantasticando, istituire una specie di nuovo “matrimonio”, magari di seconda classe. È possibile invece che venga riconosciuto un certo tipo di “unione civile” in accordo con lo Stato.

lezione di diritto canonico

codice miniato raffigurante una lezione di diritto canonico

Alcuni, specie degli ambienti canonistici, ritengono che l’attuale legislazione (esclusione dai sacramenti) sia così strettamente legata al diritto divino sul matrimonio, che la Chiesa non potrebbe mutarla, senza offendere lo stesso diritto divino. Pertanto, auspicano con tutte le forze la conservazione delle norme attuali, quasi scongiurando il Pontefice che mantenga immutata l’attuale legislazione. A costoro bisogna rispondere che, benchè ovviamente l’attuale diritto ecclesiastico in materia sia un’applicazione del diritto divino, non c’è tra i due una connessione logicamente necessaria, come di conseguenza a premessa, o come se si trattasse di un sillogismo deduttivo. In realtà, salvo restando il diritto divino, ed anzi, in vista di una sua migliore applicazione, secondo le necessità e le opportunità di oggi, è facoltà della Chiesa apportare modifiche al diritto canonico secondo il suo prudente, benchè non irrevocabile o irreformabile giudizio.

divorzio 2

torta di divorzio” …

Quello che semmai c’è da temere non è cosa dirà il Papa, ma quale sarà la reazione dei modernisti al certamente riaffermato valore dell’indissolubilità del matrimonio da parte del Sinodo. Infatti costoro, infetti da una mentalità storicistica e relativista, fraintendendo l’ecumenismo, il pluralismo, la libertà di coscienza e il dialogo interculturale ed interreligioso, hanno assunto la mentalità indifferentista e liberale degli Stati moderni, per cui ritengono che il ribadire da parte della Chiesa l’indissolubilità come valore universale ed immutabile, obbligatorio per tutti, sia segno di uno spirito non evangelico, non “conciliare” e non pastorale, ma dottrinario, impositivo ed illiberale vecchio stile, che non rispetta le diverse scelte di ciascuno, dettate dalla propria coscienza.

Ciò che costoro rimproverano alla Chiesa è di privilegiare irragionevolmente, con mentalità superata, una particolare unione fra due persone – l’unione indissolubile fra uomo e donna – su tutte le altre, comprese quelle omosessuali, mentre invece a loro avviso tutte le scelte sono lecite e buone e vanno messe sullo stesso piano come scelte di coscienza.

divorzio 3

torta di divorzio

È evidente che la Chiesa, pur andando incontro alle situazioni che lo richiedono, non accetterà mai simile soggettivismo e relativismo, che dimentica i gradi di dignità e di perfezione dell’amore umano e soprattutto finisce per legittimare il peccato con la scusa della scelta di coscienza o della misericordia.

Per una buona discussione sull’argomento, è necessario richiamare alla mente alcune cose riguardanti la nozione del peccato e della sua cancellazione grazie al perdono divino. Occorre cioè innanzitutto distinguere il peccato come atto dall’inclinazione al peccato, chiamata dal Concilio di Trento “concupiscenza” (Denz.1515). Alcuni confondono le due cose.

inclinazione

il problema della inclinazione …

L’inclinazione è infatti un dato di fatto psicologico inevitabile e permanente per tutta la vita terrena ed è uno stato presente in tutti, anche nei Santi, esclusa, s‘intende, la Beata Vergine Maria, indipendentemente dalla volontà, in quanto conseguenza del peccato originale. Il peccato, invece, in senso proprio, è un atto cattivo — mala actio, lo chiamava Cicerone — cosciente e libero (“piena avvertenza e deliberato consenso”), frutto della volontà. Infatti, la volontà, che si presume normalmente buona, ogni tanto, per vari motivi, si perverte e diventa cattiva.

Maria Maddalena

Simone Pignoni, Maria Maddalena, sec. XVII

Potere del nostro libero arbitrio, soccorso dalla grazia, è quello di correggere la nostra stessa volontà, capace di raddrizzare se stessa col pentimento, rimettendo se stessa sul buon cammino. Questa è la conversione, favorita dal sacramento della penitenza. Il peccato, dunque, è un “incidente di percorso”, che però non va preso alla leggera con la scusa della divina misericordia, ma va e può essere rimediato ogni volta. Peccassimo anche “settanta volte sette” al giorno, Dio è sempre pronto a perdonarci, ma noi dobbiamo fare la nostra parte con serietà e senso di responsabilità.

L’atto del peccato può protrarsi o durare nel tempo o per sua natura o perché volontariamente mantenuto in essere, per cui da atto si trasforma in stato, ma allora è meglio parlare di “colpa”, per la quale si determina un vero e proprio stato: l’essere colpevole. Il peccato, come è causato da un atto del volere, così, compiuto l’atto peccaminoso, ha termine l’atto del peccato. Resta la colpa, che è uno stato di turbamento interiore e di opposizione o di inimicizia con Dio, più o meno rilevante, che sta alla volontà del soggetto conservare con l’ostinazione, fino all’ “indurimento del cuore” o annullare, per l’intervento della grazia, col pentimento e grazie a un “cuore contrito”.

Sant Agostino

il Vescovo Agostino Santo Dottore della Chiesa, che dalla dissolutezza giunse alla santità …

Quindi non esistono situazioni intrinsecamente peccaminose come alcuni credono, o uno stato intrinsecamente peccaminoso. Esistono invece situazioni, più o meno permanenti, pericolose o pericolosissime, vere e proprie tentazioni, nelle quali è molto facile o quasi inevitabile il peccare, perché il soggetto si trova in un’occasione immediata, evitabile o inevitabile, che può essere colpevolmente o incolpevolmente permanente, di peccato. Ma il soggetto, almeno in linea di principio, resta sempre libero di cedere o non cedere alla tentazione. Se la tentazione è troppo forte, la colpa diminuisce, soprattutto se la volontà è debole. La colpa aumenta, invece, se c’è una vera volontà deliberata ed una piena avvertenza, e la cattiva passione o concupiscenza è facilmente vincibile. Ma il peccato resta in causa, se in precedenza il soggetto non ha avuto l’avvertenza o la prudenza, potendolo, di evitare l’occasione.

Santa Margherita da Cortona

Santa Margherita da Cortona, patrona delle prostitute pentite [G. Lanfranco, Estasi di Santa Margherita, Firenze, Palazzo Pitti]

È chiaro che l’adulterio resta sempre, almeno per la materia, intrinsece malum, peccato mortale, così come è impensabile il venir meno dell’indissolubilità del matrimonio. Gli sforzi di certi moralisti o pastori di trovare del positivo nelle unioni adulterine o concubinarie, non ovviamente in quanto tali, ma in quanto coinvolgono persone, che mantengono la dignità della persona e possono per altri aspetti possedere alte qualità, di per sé non sono vani o disonesti, ma sono segni di saggezza pastorale. Certamente anche un’opera buona, ma non compiuta in stato di grazia, non è salvifica. Ma chi giudica dall’esterno (solo Dio conosce il cuore) deve comunque saper riconoscere l’opera buona o la buona qualità e magari puntare su di esse per esortare il peccatore al pentimento. È evidente infatti che, a parte il peccato che la coppia commette, essa, per altri aspetti, può possedere dei valori, che devono essere riconosciuti ed incrementati, se non altro come contrappeso alla situazione irregolare. Ma è altrettanto chiaro che non si deve trarre da questi valori pretesto per diminuire o addirittura scusare o coonestare il peccato.

Grave equivoco proprio di alcuni quello di confondere il peccato con l’imperfezione e dare una parvenza di legittimità o tollerabilità al peccato riconducendolo alla categoria dell’imperfezione. La disonestà di simile operazione appare evidente, se noi riflettiamo che, mentre l’imperfetto è già un bene, seppur minore e che va migliorato, il peccato appartiene alla sfera del male, a meno che non siamo così folli da confondere il bene col male.

coppie di fatto 2

ombre e luci sulle convivenze …

Sulle convivenze vi sono ombre e luci, perché neppure queste unioni, come alcuni pensano, sono assimilabili alle condizioni dei non-cattolici previste dai decreti conciliari. Si tratta infatti in questo caso di cristiani, che non rispettano per istituzione e motivi storici la morale cattolica. Possono essere benissimo in buona fede. E quindi il caso è ben differente. Nel nostro caso, invece, si suppone che abbiamo dei cattolici, che conoscono il loro dovere. La Chiesa non pretende invece giustamente che gli acattolici pratichino tout court la morale cattolica. Sarebbe questa una forma di indiscreto integralismo. La Chiesa certo spera nell’ingresso di questi fratelli, col soccorso della grazia, nella sua piena comunione, ma nel frattempo e per adesso essa saggiamente non chiede altro ad essi che l’esercizio dell’ecumenismo secondo la loro coscienza. Invece chiede ai peccatori, soprattutto quelli viventi nel suo seno, che si convertano, anche se essa sa attendere i “tempi di Dio” e, all’occorrenza, anche scusare.

divorziati risposati

Divorziati risposati: esistono strade possibili?

Quanto ai divorziati risposati, essi si trovano in una situazione certamente irregolare e offensiva del precedente matrimonio, supposto valido. Si tratta di una situazione che costituisce per loro un’occasione immediata e permanente di peccato mortale. Di fatto si può immaginare che essi commettano spesso questi peccati. Data questa situazione scandalosa, la Chiesa tuttora opportunamente non concede loro i sacramenti della confessione e della comunione. Tuttavia, la Chiesa, come è noto, a suo tempo ha dato alcune disposizioni per favorire la loro partecipazione, benchè imperfetta, alla vita ecclesiale. Essi non sono scomunicati e se riescono ad astenersi dai rapporti sessuali, sono ammessi ai Sacramenti. In ogni caso, è bene che essi partecipino alla Messa e, se sono in grazia, cosa difficile ma non impossibile, possono fare la comunione spirituale. Benchè infatti vivano in una situazione che oggettivamente li spinge fortemente al peccato, non siamo autorizzati, come pensano alcuni, a credere che i due vivano permanentemente ed inevitabilmente in uno stato di peccato o colpa mortale, privi della grazia, quasi fossero anime dannate, perché invece, in forza del libero arbitrio, hanno sempre la possibilità, quando lo vogliono, di pentirsi ogni volta che peccano e di formulare ogni volta il proposito di fare il possibile per correggersi, compatibilmente alla situazione nella quale si trovano, e quindi di riacquistare la grazia perduta, sicchè, se dovessero morire, possono salvarsi. Anche se non possono accedere al Sacramento della penitenza, possono comunque ricevere da Dio direttamente la grazia del perdono.

marito violento

non sempre è possibile e a volte nemmeno opportuno tornare alla situazione precedente la separazione …

Se possono tornare al coniuge precedente, devono farlo. Ma vi possono essere casi nei quali è praticamente impossibile, anche con tutta la buona volontà, realizzare un simile buon proposito, per l’esistenza di ostacoli insormontabili sopravvenuti, o dati oggettivi, dai quali non possono prescindere. È dar prova di un semplicismo imprudente il sentenziare categoricamente, in questi casi, come fanno alcuni: “devono tornare a come erano prima!”. Sarebbe assurdo peraltro credere che essi, pur non riuscendo o non potendo liberarsi da una situazione ineliminabile, siano comunque in uno stato di peccato mortale. Nessuno può essere in colpa contro la sua volontà o costretto o necessitato a peccare. Un atto che siamo costretti a fare può esser peccato esteriormente, ma l’anima rimane innocente, come per esempio l’atto di una donna violentata da un uomo senza il consenso di lei. Sarebbe poi addirittura blasfemo credere che Dio possa permettere situazioni o condizioni, dalle quali non si riesce a liberarsi e che tuttavia conducono inevitabilmente al peccato, sì da meritare la perdizione eterna.

coppia felice

molte le situazioni da valutare …

Una di queste situazioni irrimediabili senza colpa possono essere le seguenti: il coniuge di prima si è risposato con un altro e magari ha avuto figli da quest’altro. Oppure la nuova coppia ha figli ed è legata da gravi obblighi, vincoli o interessi civili, legali od economici.  In questi casi, i due, anche non volendo, si trovano davanti all’occasione inevitabile del peccato. Si badi: all’occasione, non al peccato stesso. L’occasione non è ancora il peccato. L’occasione può essere inevitabile; il peccato può essere evitato. L’occasione o tentazione non è necessariamente cercata e può essere imprevista o non voluta. Alcuni si confessano delle tentazioni, ma sbagliano. Anche Sant’Antonio nel deserto ha avuto le tentazioni, ma ha resistito. Si pecca quando si cede volontariamente alla tentazione. Il peccato è per essenza un atto voluto. Stando così le cose e nell’ipotesi di un non pieno consenso al peccato, sotto la spinta quasi irresistibile della passione, è possibile anzi che la colpa si abbassi da mortale a veniale. Se poi l’impulso passionale fa perdere addirittura la libertà, la colpa può esser totalmente assente, anche se l’atto è oggettivamente peccato (per la materia), come in certi casi di suicidio o di panico o di malattia mentale.

formatori

bisogna tornare a formarsi per formare …

Questa grave problematica costituisce un forte richiamo ai pastori, ai moralisti, agli educatori e ai fedeli ad un maggiore e più convinto impegno nella promozione e nella tutela dei valori “non negoziabili” del vero significato della sessualità, del retto rapporto tra uomo e donna, del matrimonio e della famiglia, in una visuale più attenta alle singole situazioni problematiche, ai loro lati positivi e negativi, onde dare a ciascuna situazione quella soluzione e quell’orientamento, che nascono dal Vangelo e dalla legge naturale, nella giustizia e nella misericordia, in piena comunione con la Chiesa.

urla 1

mordenti urla …

In questo frangente così grave per la vita della Chiesa e della società, occorre evitare i due estremismi contrapposti, il primo, di una piccola ma mordace minoranza, dell’ultra tradizionalismo, col suo allarmismo catastrofista e il suo legalismo rigorista, che teme che il Papa possa allontanarsi dal Vangelo o dalla Tradizione, se non lo ha già fatto; e il secondo, ben più diffuso ed arrogante, quello dei modernisti, spiriti mondani, relativisti impenitenti, predicatori del buonismo misercordista, che vorrebbero strumentalizzare il Papa con false adulazioni.

farisei e sadducei

Gesù tra i sadducei ed i farisei

Per i primi, il Papa è un sorvegliato speciale; per i secondi, è il buon amicone, il permissivista che accontenta tutte le loro voglie. I primi predicano una falsa giustizia, i secondi una falsa misericordia. Ma l’una e l’altra vanno bene solo se stanno assieme.

Anche oggi esistono i farisei e i sadducei. Gesù, pur offrendo a tutti la salvezza, non sta nè con gli uni né con gli altri, ma solo con la volontà del Padre, che Egli ha affidato agli apostoli sotto la guida di Pietro, da far conoscere al mondo.

.
Varazze, 13 ottobre 2015

.

__________________________________________

Cari lettori,

ogni tanto vi ricordiamo che L’Isola di Patmos e tutto il lavoro e la cura che essa richiede anche per la manutenzione del sito, necessita del vostro sostegno. Donateci anche poco, ma donateci qualche cosa per sostenerci, usando il comodo e sicuro sistema Paypal.

Grazie.

«Sono gay». Il coming-out di Monsignor Krzysztof Charamsa, tra l’urlo dei farisei e l’accidia clericale suicida

«SONO GAY». IL COMING-OUT DI MONSIGNOR KRZYSZTOF CHARAMSA, TRA L’URLO DEI FARISEI E L’ACCIDIA CLERICALE SUICIDA

 

Monsignor Kryzstof Charamsa, teologo che stimo e di cui conservo ottimo ricordo, se n’è andato col suo “fidanzato”, gli altri sono invece rimasti ai propri posti e presto diventeranno vescovi e cardinali nella Chiesa di Cristo svuotata di fede e da essi ridotta sempre più ad una lobby mafiosa retta su criteri pornocratici di ricatto e di omertà.

.

Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

.

.

charamsa 7

Monsignor Kryzstof Olaf Charamsa, 43 anni, teologo di riconosciuto spessore, professore al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e alla Pontificia Università Gregoriana, officiale della Congregazione per la dottrina della fede e segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale.

Al contrario di molti altri o di gran parte delle praeficae di certi blog cattolici, penso di poter parlare di Monsignor Kryzstof Charamsa con una certa cognizione, perché l’ho conosciuto; fu infatti mio docente all’epoca in cui frequentavo i corsi di licenza specialistica in teologia dogmatica. In quegli stessi anni ebbi “l’onore” di avere come docente anche Padre Thomas Williams, che per esilarante ironia della sorte era docente di teologia morale [vedere QUI, QUI]. Dico “esilarante” perché oggi Williams — avuta la dispensa dal sacerdozio e la dimissione dallo stato clericale — è sposato con la figlia dell’ex ambasciatore americano presso la Santa Sede, dalla quale aveva già avuto in segreto due figli [cf. QUI]. E mentre questo pio Legionario di Cristo se la spassava su “diplomatici talami vaticani” [cf. QUI]; mentre i suoi figlioletti crescevano sani e belli, dalla sua cattedra presso l’integerrimo Pontificio Ateneo Regina Apostolorum ― di cui fu decano di teologia poco più che trentenne ― tuonava verso i peccati contro la morale sessuale. Williams era infatti un moralista duro e puro, pronto a lanciare fulmini e saette morali e bioetiche su un preservativo ed a minacciare i poveri giovani religiosi della Legione, obbligati in modo coattivo ad averlo come confessore, di arrostire tra le fiamme dell’Inferno; perché quella sarebbe stata la loro fine, casomai si fossero sfiorati il membro virile in preda a tempeste ormonali giovanili anche e solo in stato di semi-incoscienza durante il dormiveglia … Con alcuni sacerdoti e religiosi, ex sventurati penitenti obbligati di questo zelante ex Legionario di Cristo, ho dovuto lavorare alcuni anni in foro interno e in foro esterno, pregando e sperando che la grazia di Dio, pure per il tramite di un asino come me, sanasse le profonde ferite recate alle loro anime da questo essere scellerato, disumano e soprattutto strutturalmente ipocrita, degno ramo marcio del diabolico tronco marcito di Marcial Maciel Degollado [cf. QUI].

Thomas Williams

il Legionario di Cristo Thomas Williams, già decano di teologia del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e docente in teologia morale ed esperto di bioetica

Spero che di simili vicende il Prof. Roberto de Mattei ― e con lui tutti coloro che in questi giorni hanno trattato con estrema durezza Charamsa su Corrispondenza Romana e altrove ― non abbia perduto ricordo, incluse le conferenze da lui tenute assieme all’integerrimo moralista e bioeticista Thomas Williams [vedere QUI]. Dal canto mio non ho invece problema alcuno ad affermare di avere sempre giudicato Williams un mediocre inetto messo da altrettanti inetti Legionari di Cristo a insegnare teologia senza che prima avesse compreso i fondamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica; e di avere molto stimato invece Charamsa per il teologo di valore che era e che malgrado tutto rimane. Ebbene domando: cos’ha da dirci al presente de Mattei su Williams e su Charamsa, a parte la sua invocazione per il secondo del mitico e … attuale Liber Gomorrhianus edito agli inizi dell’XI secolo [vedere QUI]?

charamsa 3

Monsignor Kryzstof Charamsa, alle spalle il suo compagno Eduard Planas

E se il blog Avanti Popolo alla Riscossa fa tosto eco a trombetta nello straccio di vesti [vedere QUI, QUI, QUI] io preferisco procedere con la tenerezza dell’affetto verso un confratello che ha commesso un errore reso ulteriormente grave dalla sua formazione teologica, di fronte alla quale è impossibile invocare l’ignoranza e tanto meno l’ignoranza inevitabile. E la mia tenerezza nasce da quelle pagine del Vangelo nel quale il Verbo di Dio invita il giovane ricco ad abbandonare le sue ricchezze per seguirlo [Mc 10, 17-27]. Ora, chi pensa che Cristo si riferisse ai beni materiali si sbaglia, mostrando in tal senso d’aver capito poco questo brano evangelico, perché le vere ricchezze negative che limitano la sequela Christi e delle quali dobbiamo liberarci sono quelle riassunte nei Sette peccati capitali. Di questo racconto colpisce la frase: «Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò […]». Questa è la tenerezza: lasciarsi penetrare dallo sguardo di quel Dio che un giorno, tutti, saremo chiamati a guardare a faccia a faccia, anche per sottostare al suo giudizio, che sarà misericordioso anche se il suo verdetto fosse la nostra condanna alla dannazione eterna.

il-ritorno-del-figliol-prodigo.-murillo

il ritorno del figliol prodigo nella casa del padre

Questo il motivo per il quale è bene chiarire dal pulpito di quali praeficae farisee provengono gli stracci di vesti sul caso di Monsignor Charamsa. Analizzando infatti il suo gesto, il quesito doloroso e provocatorio che più avanti porrò sarà il seguente: con questo coming-out ha dato scandalo oppure ha evitato di continuare a vivere nello scandalo? Io credo che nessuno dei tanti laiconi corsi subito a sparare a raffica su ciò che di rigore mostrano puntualmente di non conoscere, sia riuscito a fare un’analisi corretta, perché oltre a non avere i necessari elementi per valutare un caso in sé e di per sé molto grave, sono privi di un altro presupposto fondamentale: l’anima sacerdotale. L’anima di un sacerdote può essere infatti compresa e, con la grazia di Dio penetrata, solo dall’anima di un altro sacerdote mosso come tale da una consapevolezza che non sfiora invece certi laiconi all’arrembaggio: Kryzstof Charamsa ha ricevuto per divino sacramento un carattere indelebile ed eterno e come tale sarà sacerdote per sempre secondo l’antico ordine di Melchisedech, a prescindere dalle sue scelte e dalla sua condotta di vita. Sono consapevole che questo mio confratello ha compiuto un gesto che profana e tradisce il Sacro Ordine Sacerdotale, ma proprio per questo non cesserò mai di pregare e di sperare nel suo ritorno, affinché il Padre possa uccidere il vitello grasso e fare grande festa. E che nessun altro fratello osi fare alcuna obiezione dinanzi alla misericordiosa accoglienza del Padre [cf. Parabola del figlio prodigo: Lc 15, 23].

charamsa 7

Monsignor Kryzstof Charamsa

Dire a posteriori «lo immaginavo» … potrebbe quasi avere il sapore della saccenza, ma non è così, perché del caro e stimato Kryzstof Charamsa io ricordo lo sguardo lucente ma al tempo stesso triste e non chiaro, tipico della persona che cerca di celare il disagio di quella sofferenza sulla quale ha tanto scritto e parlato nelle sue lezioni, al punto da essere indicato come teologo della sofferenza, alla quale più volte ha dedicato dotti seminari e lavori scientifici [vedere QUI]. Mi formai così l’idea che questo giovane teologo molto competente e amabile nascondeva nel mistero della sofferenza umana il proprio disagio e il segreto della sofferenza sua. Un disagio e una segreta sofferenza che istintivamente ricollegai alla sfera emotivo-affettiva, perché al contrario di questo mio confratello divenuto sacerdote ad appena 24 anni, io non ero entrato in un seminario in tenera età, ed ho avuto modo di sviluppare un certo istinto prima di divenire presbìtero in età adulta, salvo e immune da quella “falsa libertà” che pervade i seminari, dove all’apparenza si parla di tutto, ma dove lo spirito repressivo ed auto-repressivo è oggi di gran lunga peggiore sotto molti aspetti di quello che vigeva in gran parte dei seminari pre-conciliari, dai quali vuoi per repressione vuoi per oculata selezione, uscivano fuori degli uomini e non delle donnette. E se a volte, nei presbitèri diocesani, sorgeva qualche problema o scoppiava qualche scandalo, ciò era dovuto al fatto che ogni tanto qualche presbìtero fuggiva con l’amante, ma con l’amante donna. Sfido infatti chiunque a portare un solo singolo caso di un presbitero fuggito col “fidanzato” prima degli anni Settanta.

charamsa 5

Monsignor Kryzstof Charamsa

I moderni farisei che invocano il Liber Gomorrhianus dall’alto empireo della Vera&Pura traditio, omettono però di dare all’opinione pubblica corrette informazioni su Monsignor Charamsa, perché se lo facessero rischierebbero di darsi la zappa sui piedi. Andrebbe infatti precisato che prima del suo coming-out è stato sempre un teologo di ortodossa dottrina formatosi secondo i migliori criteri della scolastica classica, fine studioso dell’Aquinate e raffinato metafisico; non a caso una delle sue principali opere è edita dalle Edizioni Studio Domenicano [vedere QUI]. Gli studenti che ebbero modo di seguire i suoi corsi nel Pontificio Ateneo Regina Apostolorum ricordano sempre con quale precisione e serietà abbia messo in guardia nel corso degli anni i futuri teologi dalle vecchie eresie, che come dei virus si trasformano nel tempo mantenendo però integra la loro pericolosa sostanza. E ricordano altresì, i suoi ex studenti, quanto fosse preciso e deciso nella critica rivolta agli esponenti della Nouvelle Thèologie; ricordano come nelle sue lezioni ponesse l’accento sugli errori ed i pericoli insiti nel pensiero di Karl Rahner. In modo prezioso egli trasmetteva insegnamenti anti-modernisti e anti-rahneriani. Un vero modello di teologo appartenente al mondo della sana traditio catholica, non un affiliato all’area dei modernisti o dei cosiddetti “progressisti”, tutt’altro: un loro nemico giurato.

Thomas Williams 2

Thomas Williams dopo la dimissione dallo stato clericale

Il direttore di Corrispondenza Romana, che pure frequenta da tanti anni il grande campus dei Legionari di Cristo nel quale si trovano il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e l’Università Europea di Roma, non può fingere di non avere conosciuto questo teologo di sana e ortodossa dottrina, ed assieme a lui non può fingere di non avere conosciuto il moralista duro e puro Thomas Williams, anch’esso d’impostazione tradizionalista, che però se la faceva in segreto con le figlie degli ambasciatori dalle quali sfornava figli e col quale io ebbi una discussione pubblica nel 2008, quando di fronte alle sue affermazione esasperanti sulla masturbazione dissi che il suo rigore non corrispondeva affatto a quanto di ragionevole e umano era stato scritto con buon senso comune e scientifico nel Catechismo della Chiesa Cattolica [Cf. n. 2352, QUI]. Sino a destare infine il suo scandalo per questa mia testuale affermazione: «Se un adolescente che non sia San Luigi Gonzaga benedetto da Dio con particolari grazie non avesse mai fatto ricorso alla masturbazione, qualora ne fossi messo a conoscenza inviterei i genitori a portarlo quanto prima dal neurologo, perché probabilmente c’è in lui qualche cosa di veramente grave che non funziona. Se invece un giovane adulto, od un adulto, vivesse la propria sessualità attraverso la masturbazione, oltre a mettermi a sua disposizione come direttore spirituale lo inviterei a fare quattro chiacchiere con un bravo psicoterapeuta, perché ciò denoterebbe che in lui, a livello emotivo ed affettivo, ma soprattutto a livello di maturità umana, c’è qualche cosa che non funziona proprio» …

… poi, che i Legionari di Cristo, per costruire questo grande campus in zona Aurelia a Roma abbiano pagato 18 tangenti ad altrettanti funzionari pubblici corrotti, questa è tutt’altra faccenda morale, perché ciò che solo conta è di non masturbarsi e di non usare preservativi.

Padre Javier Garcia, L.C.

Considerata l’affermazione molto grave appena fatta, metto le mani avanti ed a scanso di inutili querele che si ritorcerebbero contro eventuali querelanti improvvidi, preciso che ad affermare l’avvenuto pagamento di 18 tangenti ad altrettanti funzionari pubblici corrotti fu uno dei maggiorenti di allora della Legione di Cristo, il piccolo e stolto Padre Javier Garçia, che nel 2009, dinanzi a 27 sacerdoti, durante un pranzo nella Casa Sacerdotale di Castel di Guido, rivolgendosi a me e all’altro italiano presente in quella struttura internazionale disse dinanzi ad un’intera platea di testimoni queste parole molto esaustive circa il livello diabolico a cui può giungere l’immoralità di certi moralisti: «Voi in Italia avete un sistema davvero strano. Da noi, in Messico, non è così, basta pagare una sola persona che quella provvede a sistemare tutto; mentre invece, in Italia, bisogna pagare i diversi funzionari uno per uno, perché ciascuno vuole la sua fetta di torta».

tangenti

... quegli ambiti nei quali taluni non applicano affatto il rigore della teologia morale dura e pura …

Dopo avere affermato questo, non in privato ma sulle pubbliche colonne di una rivista telematica che ha superato in appena un anno 1.500.000 di visite, sarei quasi tentato di sperare in una querela da parte di persone che da una parte corrompevano i funzionari pubblici col pagamento di tangenti, dall’altra facevano dormire gli adolescenti del loro seminario minore nei dormitori con le luci soffuse accese, le mani fuori dalle coperte ed i formatori che a turno li controllavano passeggiando per tutta la notte, onde evitare che si fossero toccati là dove moralmente risiede l’intero mistero del male, che nasce e che si sviluppa tutto quanto tra preservativi e masturbazioni, non certo attraverso la corruzione dei funzionari pubblici tramite il pagamento di 18 tangenti. Il tutto, và da sé, mentre i loro sacerdoti ingravidavano le figlie degli ambasciatori in privato e si stracciavano poi le vesti in pubblico per un rapporto sessuale pre-matrimoniale consumato da chi — pur sbagliando — non aveva comunque mai promesso solennemente di mantenersi celibe e casto. E detto questo evito di entrare nel merito dell’intenso legame avuto dai Legionari di Cristo con un altro loro beniamino: l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, le cui vicende giudiziarie sono ben note all’opinione pubblica. Semmai, sui legami di Fazio col campus dei Legionari di Cristo potremmo provare a chiedere qualche informazione al Prof. Roberto de Mattei che in quella struttura insegna sin dalla sua fondazione e dove tutt’oggi è coordinatore del corso di laurea in Scienze Storiche, sempre ammesso che non sia troppo impegnato a promuovere sull’Agenzia Stampa Corrispondenza Romana il mitico Liber Gomorrhianus, cosa quest’ultima che potrebbe richiedere un impegno estenuante, sino a indurlo a sorvolare comprensibilmente su altre cose, forse moralmente meno rilevanti?

mario oliveri 3

S.E. Mons. Mario Oliveri, Vescovo emerito di Albenga

D’altronde stiamo parlando di cattolici da regime sovietico, paragonabili in tutto e per  tutto agli ideologi dei vecchi partiti comunisti europei, che quando i carri armati invasero nell’agosto del 1968 la città di Praga, tacquero. Come con sovietica ideologia hanno taciuto di recente gli affiliati alle “logge” dei “tradizionalisti” duri e puri dinanzi ad un altro innegabile dato di fatto: la diocesi italiana più impestata di preti omosessuali e di scandali ad essi connessi, era quella retta dal beniamino del mondo tradizionalista italiano: S.E. Mons. Mario Oliveri, i cui pontificali nella Cattedrale di Albenga erano tutti quanti un tripudio di mitrie gemmate, paramenti barocchi, latinorum e … tanti preti e seminaristi sculettanti attorno a lui come delle fanciulle languide colte dai torpori delle prime mestruazioni.

Signori, come diceva Amleto: «C’è del marcio in Danimarca!». Sottinteso: in tutta. E chi pensa che la santità e la moralità albergano solo dove c’è il rigore apparente, il latino liturgico ed il bel canto gregoriano, non ha capito proprio niente; ma c’è di peggio: non vuol proprio capire niente, perché l’ideologia che lo acceca glielo impedisce. E l’ideologia, qualunque essa sia, è da sempre la nemica peggiore della fede.

Di recente sono stato rimproverato da uno dei miei critici per avere trattato in modo “teologicamente sconclusionato” il Prof. de Mattei in uno dei miei articoli incentrato sulla famiglia ed il Sinodo dei Vescovi attualmente in corso [vedere QUI]. Peccato che anche in questo caso, a stracciarsi le vesti sul mio spirito “teologicamente sconclusionato” sia stato un soggetto che ha trascorso la sua vita a molestare le studentesse in una università pontificia; ragazze e donne tutte sane, vegete e dotate di buona memoria. Però l’inopportuno sarei invece io che, nell’esercizio delle mie funzioni sacerdotali, non ne ho mai molestata una di donne, né dentro né fuori dalle mie funzioni. E quando semmai qualcuna ha tentato di molestare me, ho risposto con garbo che se avessi voluto accettare certe gradevoli “molestie” non dovevo fare altro che restare dov’ero, senza alcun bisogno di diventare prete …

Charamsa 8

quello che Monsignor Charamsa poteva e doveva evitare …

… ma torniamo al caso Charamsa, un confratello al quale non cesserò mai ― oggi più che mai ― di volere bene. In modo pertinente e forse ineccepibile si potrebbe dire che l’agire di Monsignor Charamsa è stato un agire dettato da Satana in persona. In qual altro modo potremmo infatti definire un teologo colto, ortodosso, competente e raffinato che rivolge accuse alla Santa Chiesa e alla Sposa di Cristo sfoggiando nella sua verve critica un frasario da fare invidia ai peggiori ideologi del gender e dell’omosessualismo? I peggiori teologi eretici, Hans Küng degna creatura di Karl Rahner, od i teologi più marxisteggianti della liberazione, non hanno mai affermato nulla di simile; ed erano e sono, teologicamente parlando, degli eretici palesi e manifesti, oltre che pericolosi; mentre Monsignor Charamsa, teologicamente e dottrinalmente parlando, non lo era e non lo è, perché il suo è un grave problema perlopiù morale. E indubbiamente immorale — oltre che lesivo alla dignità di tutti noi membri del Sacro Ordine Sacerdotale — è stato vedere in giro per le televisioni del mondo questo nostro confratello vestito da prete che palpeggiava il suo “fidanzato”, che si stringeva a lui e che reclinava il proprio capo sul suo petto come se si fosse trattato del giovane Apostolo Giovanni con il Signore Gesù.

fulmine su san pietro

«La moderna incapacità a leggere i segni» – la celebre immagine del fulmine che colpisce la cupola di San Pietro dopo l’annuncio della abdicazione dal sacro soglio del Sommo Pontefice Benedetto XVI

Per la mia profonda conoscenza di certe vicende ecclesiastiche ed i complessi rapporti che come confessore e direttore spirituale ho da anni con numerosi preti, spesso anche in gravi difficoltà, usando in questo caso anche la mia modesta formazione fatta a suo tempo per l’abilitazione al ministero di esorcista, ritengo di poter dire che Monsignor Charamsa non è stato vittima diretta di Satana ma vittima indiretta dei suoi grandi accoliti. Ed i suoi grandi accoliti sono coloro che dirigono come vescovi le principali diocesi del mondo; sono molti alti prelati della curia romana e non pochi membri del Collegio Cardinalizio. Monsignor Charamsa è solo la conseguenza di ciò che in un mio libro del 2011 [E Satana si fece Trino, a breve in ristampa con altra società editrice], indicai come il dramma della omosessualizzazione della Chiesa. E urlando nei deserti come un piccolo Giovanni Battista da quattro soldi, tale sono io, ho inutilmente spiegato e ripetuto che un esercito sempre più numeroso di gay si è insediato in tutti i posti chiave della Chiesa, tenendo in mano attraverso le peggiori armi di ricatto intere diocesi; tenendo in ostaggio i loro rispettivi vescovi, ridotti spesso a dei pupazzi con la loro bella mitria in testa e il loro pastorale lucente in mano, ma non in grado di governare molte Chiese particolari ormai perdute, perché totalmente frocizzate in seguito a quello che in modo ironico ma pertinente ebbi a definire in quel mio libro come un nubifrocio universale scoppiato sulla povera Chiesa di Cristo.

 

La potente lobby gay che imperversa dentro la Chiesa ha più volte costretto Benedetto XVI a nominare vescovi dei soggetti che mai egli avrebbe nominato; ad elevare alla dignità cardinalizia taluni soggetti più simili a delle soubrette attempate che a degli uomini; gente che non ispira proprio il ricordo dei Principi della Chiesa ai quali è richiesto come primo presupposto non solo una anatomica maschilità fisica, ma soprattutto una adeguata maschilità psicologica.

La potente lobby gay lava le peggiori “fedine penali” di preti in carriera o in corsa verso l’episcopato noti per le loro condotte immorali sin da quand’erano seminaristi; fa sparire segnalazioni fatte alle autorità ecclesiastiche dai pochi sacerdoti ai quali è rimasto un barlume di coraggio, minaccia in modo coercitivo chi mostra dissenso verso le loro consorterie. La lobby gay impedisce che uomini sani e motivati siano ordinati sacerdoti, perché tutt’oggi gran parte dei seminari italiani sono impestati da imbarazzanti effeminati con le vocette stridule e le movenze esangui, in particolare nel Meridione d’Italia, dove se un gay non è bello, quindi non può volare a Roma, Bologna o Milano dove troverebbe subito un ricco cinquantenne omosessuale che lo manterrebbe di tutto punto, come alternativa ecco che entra in seminario, diventa prete e cerca di fare carriera. Non è infatti un caso che i gay che entrano nei seminari sono sempre brutti e fisicamente non gradevoli, perché altrimenti avrebbero preso altre strade e intrapreso tutt’altre carriere. In tutti i miei anni di ministero sacerdotale ed in quelli della mia pregressa formazione al sacerdozio, l’unico gay atletico e di bell’aspetto che ho conosciuto, in mezzo a un esercito sempre più numeroso di preti omosessuali, è stato solo e unicamente Monsignor Charamsa. Forse ve ne saranno altri, ma pur avendo vissuto perlopiù a Roma in ambienti ecclesiastici e sacerdotali internazionali, di omosessuali attraenti ho conosciuto solo lui.

Cristo redentore rio

«La moderna incapacità a leggere i segni» – un fulmine colpisce la mano destra del Cristo Redentore a Rio de Janeiro e ne danneggia il pollice. Per oltre un millennio, prima della introduzione del “gran segno di croce”, la benedizione era data o imponendo le mani o tracciando un segno sulla fronte col pollice destro.

Io non sono affetto da sessuocentrismo né sono uno che misura singoli e situazioni attraverso gli schemi sessuocentrici di Sigmund Freud, ma come uomo che mai ha negato d’aver vissuto nella sua vita pregressa anche una dimensione sentimentale e sessuale e d’aver conosciuto il disordine del libertinaggio e la convivenza con donne, non posso eludere l’elemento fondamentale di quella sessualità umana che fu tra l’altro uno dei principali elementi che concorse alla decadenza della società romana. Quando infatti fu perduta la virilità, a mano a mano prese campo e si diffuse l’omosessualismo ai più alti livelli sociali e politici. Infine scesero dal Nord dell’Europa i barbari che erano maschi a tutto tondo e … e per dirla in modo reale e senza pudibondi eufemismi clericali: i barbari giunsero col membro virile eretto e la spada affilata in mano cogliendo di sorpresa i “maschi” romani sprofondati nel baratro dei peggiori frocismi e che truccati da donne erano intenti a darsi alle orge coi giovani nelle alcove …

Sacco di Roma JN Sylvestre 1890

il “Sacco di Roma” per opera dei visigoti nell’anno 410

… e così i barbari misero in ginocchio ciò che rimaneva del decadente Impero Romano, col loro membro eretto e la loro spada affilata.

In questo momento sta accadendo a livello ecclesiale la stessa cosa in forma peggiore e con una sostanziale differenza: i barbari si convertirono al Cristianesimo, ed anche grazie a loro la Cristianità fu salva e si diffuse tra le stesse popolazioni barbariche. E da che cosa furono colpiti i barbari? Cosa li spinse alla conversione? Presto detto: la loro conversione è legata a figure straordinarie di vescovi, presbìteri e monaci ai quali i barbari riconobbero tempra virile, coraggio, autorevolezza, quindi autorità. Ebbene immaginiamo i barbari oggi: quali reazioni avrebbero dinanzi a figure di vescovi ibridi e androgini, che a mezza voce parlano ma non parlano, non dicono si e non dicono no, ma soprattutto sempre più circondati da preti sculettanti che parlano con voci in falsetto? Provate a immaginare la reazione dei barbari …

Gianfranco Ravasi

il Cardinale Gianfranco Ravasi

… chi sarebbe in grado oggi, come nel 452, di fermare Attila detto “il flagello di Dio“, armato solo della propria grande autorevolezza, come lo era il Santo Pontefice Leone Magno? Forse il Cardinale Gianfranco Ravasi che intima al Re degli Unni: «Caro Fratello, non ti arrabbiare, anzi, vieni mio ospite presso il Cortile dei Gentili, che ne parliamo assieme». Forse Attila, dopo una sonora risata gli risponderebbe: «Dolcezza, pensi forse di essere sul set degli studi televisivi di Canale5? Guarda che io sono reale, ma se la cosa non ti è chiara allora sappi che io ammazzo sul serio!». 

roberto marchesini

lo psicologo Roberto Marchesini

Già anni fa parlavo della omosessualizzazione della Chiesa con tutto ciò che ne consegue, tema approfondito in seguito con lo psicologo Roberto Marchesini al quale lamentai un vero e proprio golpe omosessualista in corso [cf. QUI]. Dio solo sa quanto io soffra nel vedere certe cadute nel ridicolo, perché basta partecipare a un incontro del clero in qualsiasi diocesi per rendersi conto di quanto basso sia, se non a volte inesistente, il livello di testosterone che corre tra i presbiteri ed i vescovi, sino a giungere a vere e proprie figure grottesche di preti; o ad assemblee del clero che sembrano dei veri e propri raduni promossi dal Gay Village.

Magari fossero scatenate delle nuove persecuzioni contro la Chiesa, perché il sangue dei martiri l’ha sempre purificata e rivitalizzata, cosa questa che hanno imparato nel tempo i nostri nemici, il Demonio in testa a tutti che, fatto tesoro della lezione, se ne guarda bene dal farci un buon servizio del genere, ben altro è infatti il suo servizio: servendosi delle peggiori gesta degli uomini di Chiesa ridotti spesso a figure in bilico tra caricaturale e grottesco, sta rovesciando su di noi il ridicolo, neppure il disprezzo, ma il ridicolo.

Oggi, la Chiesa attaccata dall’interno è stata anzitutto svirilizzata; si sono create potenti cordate di mezzi uomini piazzati nei posti di maggior rilievo, resi deboli dalla loro smidollatezza congenita e gestibili attraverso la loro ricattabilità. E questi mezzi uomini selezionano a loro volta uomini più “mezzi” ancora di loro che siano come tali deboli e ricattabili, quindi intruppabili. Altro che “sangue dei martiri”!

santagata

il tripudio pagano della festa di Sant’Agata a Catania, notoriamente gestito dalle cosche mafiose

Ci si rivolga una domanda, o meglio se la rivolgano i vescovi italiani o ciò che resta dell’episcopato italiano: perché da Napoli in giù la Dottrina Sociale della Chiesa non trova applicazione; perché non è stata sviluppata la cultura degli oratori e delle grandi aggregazioni cattoliche? E per aggregazioni cattoliche non s’intendono quei quattro mezzi esaltati disgreganti dei Neocatecumenali o dei Carismatici, ma ben altro genere di aggregazioni aggreganti. Perché tutto tende invece a limitarsi ad una fede paganeggiante fatta di tradizioni popolari, processioni e celebrazioni di Santi e Sante che ricordano in tutto i baccanali greci, i quali a suo tempo si concludevano con la grande orgia tra fiumi di vino, mentre oggi si concludono coi fuochi artificiali, quale raffigurazione simulata degli orgasmi orgiastici? Perché nessuno si cura del fatto che l’immane scandalo della festa di Sant’Agata a Catania è totalmente in mano alla potente mafia catanese [vedere QUI]? Ebbene ve lo spiego io il perché di tutto questo: perché nel Meridione d’Italia — fatte salve le singole eccezioni dei buoni preti, che sono sempre di meno e sempre più vessati da un sistema ecclesiastico corrotto e corruttore — c’è il clero moralmente più scandaloso, scadente, impiegatizio e pigro del nostro Paese. Infatti, le associazioni mafiose: Camorra, ‘Ndrangheta, Sacra Corona Unita e Cosa Nostra, non vogliono disturbi sul loro territorio. Pertanto non gradiscono la presenza e l’operato di antagonisti capaci di strappargli di mano la giovane manovalanza, educando i giovani ad una cultura non mafiosa, cosa questa che richiederebbe la tempra e la virilità di preti che siano anzitutto dei maschi decisi e capaci come tali di incutere rispetto e sacro timore. Ecco allora che le mafie hanno insinuato un sistema mafioso anche all’interno delle Chiese locali, dove molti vescovi si comportano di fatto come fossero dei capi clan, circondati spesso da preti caricaturali e ricattabili. Inevitabile quindi che certe Chiese locali siano anzitutto riempite di preti omosessuali, dentro gli armadi dei quali si trova in schifo di tutto e di più. Questo rende le Chiese particolari del Meridione d’Italia deboli e sottomesse alla criminalità organizzata, che esercita sui vescovi un grande potere di ricatto, perché qualora non stessero al loro posto come i mafiosi vogliono, questi tirerebbero fuori scandali morali e patrimoniali così gravi dinanzi ai quali si finirebbe col dover ammettere che la realtà oggettiva di certi vescovi, preti e diocesi supera davvero l’umana fantasia.

tempesta sedata

Gesù dorme nella barca di Pietro sul mare in tempesta [Mc. 4, 35-41]

Nel corso degli anni, a Roma, quante suppliche sono giunte, con tutte le più dettagliate e gravi spiegazioni del caso, circa l’urgenza di nominare come vescovi diocesani da Napoli in giù dei sacerdoti privi di qualsiasi legame di nascita, parentale e sociale con il luogo; che non si siano formati nei seminari e negli studi teologici locali? Per tutta risposta, non solo Roma si è mostrata sorda, molto peggio: alcuni dei più ricattabili preti-signorina sono stati promossi all’episcopato ed eletti vescovi di numerose di queste Chiese particolari, all’interno delle quali hanno seguitato ad incrementare e proteggere a più non posso il frocismo ecclesiastico.

La Chiesa sopravviverà com’è scritto nel deposito della nostra fede, ma questa sopravvivenza non può essere scissa dal chiaro monito: «E quando il figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?» [cf. Lc. 18,8]. Il Figlio dell’Uomo potrebbe anche trovare il guscio di una Chiesa totalmente svuotata di fede, con piccoli nuclei reietti e perseguitati al suo interno, che hanno cercato di mantenere integra a smisurato prezzo personale la fede degli Apostoli.

caduta libera

siamo in caduta libera, irreversibile e senza paracadute …

Siamo in caduta libera irreversibile, in fase di sgretolamento avanzato e con una emorragia di fedeli come mai s’era vista prima in certi continenti. E siccome come cristiano e sacerdote sono chiamato al realismo e non certo all’idealismo di matrice tedesca — posto che Cristo è morto e risorto realisticamente, non idealisticamente — di una cosa propendo a essere certo, anche se in questo caso non è opportuno parlare di “certezze”: tra non molti anni, la Chiesa come per secoli l’abbiamo concepita a livello ecclesiastico non esisterà più [cf. mio precedente articolo, QUI]. La Chiesa sopravviverà e seguiterà a vivere sino alla fine dei tempi, ma diverrà “altro”, perché sono ormai cinquant’anni che la Chiesa di Cristo si sta trasformando in “altro”; e questa non è un’opinione ma un dato di fatto che io accetto, mentre altri no, a partire dai membri del Collegio Episcopale, perché infarciti del meglio del peggio di certi devastanti teologismi novecenteschi di matrice idealista tedesca, che li rende appunto malati di quell’idealismo che li porta a non capire quel realismo tutto quanto basato sulla carne del Risorto che è salito al cielo con impressi sul suo corpo glorioso i segni indelebili della passione.

Monsignor Kryzstof Charamsa è venuto allo scoperto, ma al contrario di ciò che molti pensano, io ritengo che abbia dato uno scandalo di minore portata rispetto a coloro che hanno ridotto la Chiesa ad una sorta di gineceo per capponi castrati, pronti a distruggere in gruppo il maschio se non lo possono avere, possedere, gestire e ridurre ad un loro giocattolo. E se non possono distruggere quell’essere non facilmente controllabile che è il maschio, allora lo emarginano totalmente, affinché nel clero possano trionfare checche e checchine dive e divine assetate di fascette rosse, di posti al sole e di prebende, soggetti pronti ad essere sottomessi ai potenti come delle geishe e prepotenti oltre ogni misura con i deboli e gli indifesi. Questi sono i veri accoliti di Satana, non Monsignor Charamsa.

Monsignor Krzysztof Charamsa ed il suo compagno alla partenza per la Spagna

Monsignor Kryzstof Charamsa è venuto allo scoperto perché è un uomo giovane e di bella presenza, con un fisico da atleta e da nuotatore, degli occhi celesti belli e luminosi. Un uomo al quale la vita, nel bene e purtroppo nel male, può concedere tutto ciò che non potrebbe invece concedere al fitto esercito di preti gay sgradevoli nell’aspetto e nel corpo, dotati di diabolica furbizia ma non d’intelligenza né di cultura e per questo abili dissimulatori che, come tutte le persone molto mediocri, o come tutti i gay incattiviti, possono fare carriera solo all’interno della Chiesa in questo nostro momento di decadente implosione. Carriere che l’Autorità Ecclesiastica continua in modo scellerato a concedere loro, nominandoli alle alte cariche accademiche, facendoli vescovi, inserendoli nella Curia Romana, nel servizio diplomatico della Santa Sede e via dicendo, perché come dissi anni fa allo psicologo Roberto Marchesini: «Hanno fatto un golpe!» [vedere QUI]. E aggiungo oggi: «E la vicenda dell’abdicazione al sacro soglio di Benedetto XVI ne è il tragico epilogo». O forse qualcuno pensa che i pesanti e terribili faldoni dell’inchiesta svolta su mandato del Predecessore del Regnante Pontefice ed affidata a quattro anziani cardinali, si sia dissolta nel nulla? No, quei faldoni oggi sono più pesanti, ed al loro interno sono contenuti fatti ed episodi dinanzi ai quali Satana sarebbe capace ad ammettere che neppure lui, pur con tutto il suo odio verso il Cristo, sarebbe riuscito a sfregiare la Chiesa come invece l’hanno sfregiata certi cardinali, vescovi e preti.

spazzatura in casa

spazzatura dentro casa nostra …

Il teologo Kryzstof Charamsa era uno dei nostri elementi migliori, ed è uscito dalla porta in modo eclatante per lasciare la casa al peggio che seguita ad albergarvi dentro; un ottimo elemento al quale nessun formatore e nessun confessore — al quale chissà quante volte avrà parlato delle proprie pulsioni sessuali verso il proprio stesso sesso — ha mai detto: «Sii pure te stesso, ma ti prego, non diventare prete». Frase questa che io ho ripetuto più volte, sino a poche settimane fa, a diversi candidati ai sacri ordini, salvo vederli poi ordinare nel corso del tempo dai loro rispettivi vescovi, incuranti dei danni immani che con quelle sacre ordinazioni avrebbero recato alla Chiesa.

stanislaw dziwisz

il Cardinale Stanisław Dziwisz

Questa è la nostra irreversibile situazione: Vescovi incapaci che non possono essere rimossi perché protetti dal potente cardinalone loro ex compagno presso la conventicola dell’Almo Collegio Capranica, o perché divenuti vescovi per volontà di qualche potente che non può certo avere sbagliato nella scelta, neppure dopo morto. Vescovi incapaci che a loro volta mettono dei perfetti incapaci a dirigere i loro seminari, all’interno dei quali si formano delle aggregazioni di gay, diversi dei quali spiccano poi il volo appena preti per gli uffici della Conferenza Episcopale Italiana, i Dicasteri della Santa Sede, la Pontificia Accademia Ecclesiastica … e come le vipere seguitano a riprodursi e proteggersi tra di loro ai più alti livelli, scavando la fossa attorno a chiunque gli si opponga e li chiami col loro nome.

Monsignor Kryzstof Charamsa ha sbagliato, ha tradito le sacre promesse sacerdotali ed ha messo in imbarazzo il gruppo sempre più esiguo dei suoi confratelli sani; ma ha avuto il coraggio di dirci in faccia a tutti quanti che lui era il prodotto di questa omosessualizzazione ecclesiastica che lo ha favorito in una veloce e folgorante carriera sin dalla sua giovane età, senza che nessuno, durante i suoi anni di formazione, si rendesse conto dell’ovvio prima che fosse consacrato sacerdote.

Quanti altri gay della potente cordata di omosessuali polacchi, evidenti all’occhio ma al tempo stesso nascosti, rimangono invece in servizio presso la Santa Sede, sotto la protezione del sempre potente Cardinale Stanisław Dziwisz, noto anche come “il grande lavatore di gay”, da lui forniti spesso di garanzie tali da fare invidia al candore di Santa Maria Goretti vergine e martire?

nunzio in santo domingo

S.E. Mons. Jozef Wesolowski, già nunzio apostolico a Santo Domingo, condannato per pedofilia e possesso di materiale pedo-pornografico e dimesso dallo stato clericale

Quanti membri della cordata dei gay polacchi sono stati promossi alla dignità episcopale? Perché se non erro, il primo nunzio apostolico accusato e riconosciuto colpevole di pedofilia nell’intera storia del servizio diplomatico della Santa Sede era putacaso proprio un polacco [vedere QUI, QUI]; il quale putacaso era nelle grazie del Cardinale Stanisław Dziwisz, sempre per parlare di questa nostra povera Chiesa dove tutti conoscono responsabili, mandanti ed esecutori ma dove nessuno taglia loro le teste, al limite si promuovono a diverso alto incarico, o incuranti dei danni che possono fare si lasciano sulle cattedre episcopali o presso i propri uffici fino al sopraggiunto limite di età. Oppure: tutti sanno che quel vescovo ausiliare è un soggetto problematico? E quale problema c’è: vediamo quale diocesi è vacante e nominiamolo subito a quella sede vescovile, così potrà essere rimosso da una parte per seguitare a fare danni molto peggiori altrove.

charamsa 9

Monsignor Krzysztof Charamsa

Monsignor Kryzstof Charamsa ci ha dimostrato di essere il frutto e il prodotto dei veri accoliti di Satana, coloro che stanno deturpando la Santa Sposa di Cristo, celandosi dietro a ragioni sempre e di rigore superiori di buona politica pastorale e di alta diplomazia ecclesiastica; ragioni di fronte alle quali ritengono legittimo sacrificare persino Cristo e tutti i Santi. E mentre tutti costoro finiranno all’Inferno accolti in trionfo da Satana in persona, Monsignor Kryzstof Charamsa finirà invece in Purgatorio a scontare la sua meritata pena, che non sarà però la dannazione eterna. Alla dannazione eterna si sono condannati coloro che hanno trasformato la Chiesa di Cristo in una succursale della Chiesa del Demonio, ivi inclusi i rettori di seminario, i direttori spirituali e tutti quei confessori incapaci ad esercitare con sapienza e coscienza i propri ministeri, che non hanno mai letta e percepita l’indole del giovane Kryzstof Charamsa dicendo lui: «Non diventare prete, perché se lo diventerai non potrai essere libero, non potrai mai essere te stesso, quindi ti voterai ad una inutile sofferenza». E non a caso, molti anni dopo, Monsignor Charamsa era conosciuto nell’ambito teologico specialistico come un giovane maestro della teologia della sofferenza.

charamsa 10

Monsignor Krzysztof Charamsa

A Monsignor Kryzstof Charamsa, pure nel grave errore commesso e nel danno lacerante recato alla Chiesa, va riconosciuto un “merito”: a un certo punto non è stato più a questo gioco, ha pubblicamente tradito il sacerdozio, ha abbracciato il suo “fidanzato” in conferenza stampa ed è partito in “luna di miele” per i Paesi Baschi, mentre tutti gli altri, ben più pericolosi di lui, rimangono invece ai loro posti a profanare in modo molto peggiore il Sacro Ordine Sacerdotale, a decidere che gli uomini sani non possano diventare preti e che i preti peggiori e moralmente più scadenti seguitino ad essere promossi alla dignità episcopale per la somma tutela delle ragioni politico-pastorali e diplomatico-ecclesiastiche che si sono create all’interno dell’ormai “sistema-mafioso-chiesa-cattolica”; un sistema al quale tutto è sacrificabile, incluso il Corpo Mistico di Cristo.

Monsignor Kryzstof Charamsa se n’è andato col suo “fidanzato”, gli altri — quelli molto peggiori di lui — sono invece rimasti ai propri posti e presto diventeranno vescovi e cardinali nella Chiesa di Cristo svuotata di fede e da essi ridotta sempre più ad una lobby mafiosa retta su criteri pornocratici strutturati su dinamiche diaboliche di ricatto e di omertà.

.

..

.

.

.

.

.

.